Ricordando Mennea, il campionissimo

29-09-2015 09:18 -

Ricordi e testimonianze per raccontare il campionissimo dello sport italiano. Metti una mattina di fine estate a parlare di Pietro Mennea, la Freccia del Sud (Barletta, 28 giugno 1952 - Roma, 13 marzo 2013), scomparso a 61 anni per un male incurabile. Grazie all´Associazione nazionale Stelle al Merito sportivo che nell´occasione del convegno "Atletica leggera ieri e oggi nella terra di Pietro Mennea", svoltosi all´hotel Majesty di Bari, celebra il trentennale della sua fondazione. Evento patrocinato anche dalla sezione "F. Martino" dell´Unvs e moderato dal nostro presidente e vicepresidente vicario Ansmes, Franco Castellano che ha curato il convegno con la solita, particolare cura, con la collaborazione della Fidal regionale.

IL CAMPIONISSIMO - Dopo l´introduzione di Luigi Ramponi, presidente Ansmes, Giovanni La Sorsa, presidente Ansmes Bari, Angelo Giliberto, presidente Fidal Puglia ed Elio Sannicandro, presidente del Coni Puglia e il saluto dell´assessore comunale allo Sport di Bari, Pietro Petruzzelli, tocca al numero uno della Federatletica italiana, Alfio Giomi tracciare un profilo di uno dei più grandi velocisti di tutti i tempi. Di Mennea ricorda il suo rientro alle gare, il 10 agosto 1987, al meeting di Grosseto, di cui Giomi era organizzatore: "Fu un evento atteso da tutta la nazione, tanto che il Tg1 alle 20,27 interruppe il notiziario e si collegò in diretta con Grosseto per trasmettere i 200 metri. A Seul fu il portabandiera azzurro, nel 1988, per lui fu la quinta olimpiade, un record". Come quello sui 200 metri, 19´72", stabilito alle Universiadi di Città del Messico nel 1979 e rimasto imbattuto per 17 anni (lo statunitense Michael Johnson nel 1996 fermò il cronometro sui 19´66"). Roberto Fabbricini, segretario generale del Coni, lo conobbe bene e quando parla di lui traspare un pizzico di emozione: "Lo vidi per la prima volta nel 1970 e certo in lui non si intravvedevano le stimmate del campione. Lui così piccolo a confronto degli atleti di colore. Ma aveva dalla sua carattere e forza fuori dal comune. Ho seguito Mennea in tutte le sue cinque Olimpiadi. Per me è lui il campione del Centenario Coni, anche se poi il premio è andato a Tomba e alla Simeoni". Tant´è - ricorda Fabbricini - che la sala d´onore del Coni è stata aperta per un solo atleta, oltre che per due grandi dirigenti dello sport italiano come Giulio Onesti e Primo Nebiolo, dopo la sua morte. E questo atleta si chiama Pietro Mennea.

CHI LO SCOPRI´ - Ma ci sarebbe stato Pietro Mennea senza chi lo forgiò quando era ancora ragazzino, sulla pista del velodromo "Simeone" di Barletta? Fu Franco Mascolo a prendersi cura di lui prima di lasciarlo alle cure del prof. Carlo Vittori, al centro federale di Formia. "Lo allenai dal 1965 al ´74, ero responsabile del settore atletica leggera dell´AVIS Barletta. C´era grande entusiasmo, sebbene strutture e attrezzature fossero inadeguate, siamo riusciti a far emergere lo stesso molti atleti, grazie ai sacrifici nostri e del prof. Ruggero Lattanzio".
Chiusura affidata al generale sen. Ramponi, presidente nazionale Ansmes, a celebrare i 30 anni della stessa citando il suo fondatore, il barese Ugo Stecchi, definito "un grande uomo di sport", ricordato con un minuto di raccoglimento. Chiusura con le targhe Ansmes ai relatori, a Franco Vivona, segretario generale Ansmes e a Giacomo Leone, atleta di Francavilla Fontana, vincitore della maratona di New York nel 1996 e ora consigliere federale.