Il calcio è poesia - Il pallone di Bedè

17-10-2015 19:38 -

L´oggetto, scrisse un giorno Brera, era quasi sferico, di rozzo cuoio a pezze rettangolari cucite interne, una sorta di bocca stringata con una correggia di pelle vi faceva incongruo e minaccioso bernoccolo. Sotto la stringa un budellino di gomma telata. La camera d´aria la inventò Charles Goodyear, sì proprio quello dei pneumatici. Colore? Marrone, rigidamente. Se è vero che ogni pallone ha fatto la sua storia ce n´è una che molti non conoscono. È quella di un oggetto sferico conservato ancora oggi gelosamente a casa Incerti, tanto gelosamente che quando lo vuoi prelevare per farlo vedere a qualcuno, la moglie ti dice: «Scusa, dove lo porti?» Ferruccio Incerti, quel pallone lo mostrava soddisfatto e lo ha regalato alla sede dello Spezia. Porta sulla tela, ancora ben conservata, una data: 2 marzo 1958. È il pallone con il quale si giocò uno dei derby più belli tra Spezia e Lucchese, finito 4-0, con reti di Persenda (52´ e 67´), Mangini (75´) e Corti (81´). Lo Spezia, che aveva sofferto nel primo tempo l´avversario e la direzione di Angonese, esplose nella ripresa ed alla fine qualcuno si avvicinò all´arbitro, chiese il pallone e se lo portò a casa. Era Peppino Incerti, papà di Ferruccio, uno dei personaggi più belli della storia dello Spezia. Aveva ereditato il ruolo di custode dello stadio Picco dalla signora Carmela, che nei primi del secolo cercava di tenere sistemato un rettangolo diviso tra quattro staccionate. Poi, quando il Picco era stato inaugurato, qualcuno aveva segnalato Peppino, che si era preso cura dello stadio, vivendoci le giornate più belle e facendoci nascere (letteralmente) almeno tre figli, tra i quali lo stesso Ferruccio. L´abitazione dove il Comune aveva sistemato gli Incerti era parallela alla tribuna ed altri locali erano adibiti ad abitazione a ridosso del sottopassaggio. Bedè - questo il soprannome da bambino di Ferruccio -crebbe tra papà, pane e calcio, fino a diventarne un simbolo ed un grande giocatore del passato (fu difensore arcigno). Peppino lasciò in vecchiaia il ruolo a Tarantola, ma conservò in cantina il pallone di quella partita, che anni dopo regalò al figlio. «Dentro c´è la mia storia, quella di mio papà e quella dello Spezia» ci raccontava Ferruccio, persona squisita e sensibile. «Spero porti fortuna, oggi come allora. Quella del 1958 era una grande squadra. Tempo fa ho risentito e rintracciato anche Franceschina: siamo figli di un calcio che non c´è più.» Uno dei fratelli di Ferruccio, di nome Riccardo, faceva parte della squadra di calcio dei Mitici VVF che nel 1944, battendo all´Arena di Milano, il Grande Torino, si aggiudicarono lo Scudetto di Guerra. Riccardo giocava nel ruolo di portiere, e fu in campo nelle prime partite del torneo, lasciando in seguito la maglia a Bani, portiere titolare. Incerti Ferruccio (Bedè) ha presenziato a tutte le cerimonie di celebrazione del 70° dello scudetto vinto dai VVF spezzini, tenutesi nel 2014.


ARMANDO NAPOLETANO




Fonte: UNVS La Spezia www.unvsliguria.it