Il calcio è poesia - I sassi di Stamford Bridge

25-10-2015 22:16 -

L´uscita della Fulham Broadway ti arriva quasi improvvisa. Poi scesi dalla metro che proviene da Earl´s Court, due passi ed uno sguardo a sinistra. In lontananza una zona azzurra, che ti chiama a sè, anche non lo volessi. Poi non più di 300 metri e svolti l´angolo del calcio, con davanti uno stadio che nessuno voleva, di una società che nessuno voleva, e che divenne re. Il muro che dà dietro la Shed però vale uno stadio, anzi lo era. E´ semplicemente, intatta, la parete della vecchia curva dei tifosi del Chelsea, di quando quell´impianto aveva anche la pista di atletica leggera attorno. Perchè questa società, che non si filava nessuno per decenni, viveva dentro un´arena larga, che poi è stata ristrutturata. Anzi, prima andò ad un passo dal diventare un condominio come il vecchio Highbury, ma qualcuno pensò bene di farci altro, del calcio e non solo le corse per cani. Le pareti in sassi circondano i due lati di Stamford in maniera originale, con un camminatoio che le divide dalle mura attuali dell´impianto, non tanto poi ultra moderno. Ed i dirigenti del Chelsea, almeno quelli che conoscono la storia, hanno pensato bene di appenderci le immagini di chi per loro l´ha fatta; così ritrovi quel lungagnone di Ossie Osgood, perfino Ray Wilkins, Harris, due portieri di epoche diverse Bonetti e Cech, Cole, in una stretta immensità di immagini, fino a John Terry. E´ una cosa strana, sassi che parlano di calcio e che erano al tempo una curva di tifosi spietati e duri, e che non aveva nulla a che fare con quell´altra di gente che frequentava King´s Road e Fulham road a pochi passi, i negozi bene. Sassi che dimostrano un po´ la bizzarria di questo tempio, che anni addietro venne realizzato con una splendida tribuna dall´architetto Leitch, quello che sognava solo stadi, e che fece una cosa in fondo alla rovescia: una tribuna modellata per guardare verso ovest e, non come al solito, verso est, che costringeva gli spettatori a beccarsi sole in faccia nei mesi autunnali ed estivi. Lì, su quelle pareti, la gente appoggiandosi cantava Blues is the color; lì in tanti vedevano partire gli applausi che poi li avrebbero colti in moto. Sassi, solo sassi, pietra forte, che gira attorno alla South Stand upper tier, la Shed End, e che fanno il paio con quelli dell´ingresso. Lì neppure uno come Abramovic potrà mai aggiungere nulla.

ARMANDO NAPOLETANO

Fonte: UNVS La Spezia www.unvsliguria.it