Il disastro dell´atletica leggera italiana ai Mondiali di Pechino

06-11-2015 09:08 -

di Andrea Desana

Non è mai facile, o forse non è più consueto, tracciare i consuntivi di fine anno come ci apprestiamo a fare per il settore sportivo dell´atletica leggera italiana, ma ci pare giusto almeno provare.
La regina dello sport, l´atletica leggera, nel nostro Paese da ormai troppo tempo e soprattutto ultimamente non ricopre più questo ruolo, di regale non rimane proprio niente soprattutto dopo la disastrosa prestazione complessiva ai recenti Campionati Mondiali di Pechino. Per memoria e per sintetizzare la "disfatta" ricordiamo che a Pechino nessuna medaglia è stata vinta, solo una medaglia di "legno" ovvero il buon quarto posto alla maratona maschile del quarantunenne Ruggero Pertile ed un quinto posto per Antonella Palmisano nella marcia femminile, siamo crollati al trentaduesimo posto nella classifica a punti per nazioni ed oltre il quarantatreesimo nel medagliere sempre nazioni dopo che per parecchi lustri, soprattutto negli anni ´60 - ´80, l´Italia occupava normalmente tra il sesto ed il decimo posto; ma soprattutto nessun atleta portato in Cina ha reso in modo appena dignitoso e solo una atleta ha superato il suo limite personale ( Gloria Hooper, 22" e 92 sui 200 metri piani, ci sembra giusto citarla ). L´attuale Presidente Nazionale della FIDAL Alfio Giomi si è preso sulle spalle tutta la colpa, il Responsabile Tecnico Massimo Magnani si rende disponibile a lasciare ma non è certamente così che si risolvono i problemi, ormai annosi problemi organizzativi di fondo con progettualità solo sulla carta o forse neppure quella. Qualche anno fa, due crediamo, pare sia stato deciso il decentramento delle attività alle periferie con il bel risultato che gli atleti si allenano a casa propria lontano da tutti non essendo affatto stati chiariti quanti e quali siano i poli del decentramento solo "presunto" ed a chi dovrebbero fare capo: all´italiana è stato stilato un protocollo che è rimasto solo sulla carta per definire ruoli e responsabilità e contemporaneamente ci si chiede come mai un impianto come quello di Formia ( che nostalgia quando ci lavorava Vittori !! ) rappresenti un importante punto di riferimento per tanti atleti ed allenatori stranieri mentre non risulta praticamente utilizzata da rappresentanti della nostra italietta. La struttura pare poggi sul già citato Magnani senza che ci siano i responsabili di settore con competenze specifiche ( che non possono risiedere in una sola persona ! ) e così capita che il nostro numero 2 del salto in alto Fassinotti scenda in pedana al Mondiale senza neanche un tecnico azzurro in tribuna. Per quanto riguarda i gruppi militari, storicamente contesto di crescita di buoni atleti e di qualche campione, leggiamo invece di atleti che vivacchiano nella certezza di una stipendio con conseguenti assai deludenti risultati tecnici ed agonistici; se poi ci aggiungiamo una lunga lista di infortunati proprio in occasione dei campionati Mondiali ed il fatto che alla rassegna più importante dell´anno si presentano atleti drammaticamente fuori condizione viene fuori un quadretto che personalmente non ho più aggettivi per definire. Prendiamo poi frasi testuali senza commentarle ( in quanto superfluo ) rilasciate del Responsabile Massimo Magnani con le quali lo stesso afferma che "I nostri allenatori, anche di alto livello, non sono quasi mai professionisti, l´80% di loro non sa l´inglese e quindi la domanda è "cosa studia e come si aggiorna?" e continuiamo con il constatare che da quando sono stati aboliti i prestigiosi e bellissimi "Giochi della Gioventù" è mancata totalmente la linfa per rimpiazzare campioni come Mennea, Simeoni, Dorio, Baldini e Bordin e pochi altri. Sul territorio poi molte società formano gli allenatori e poi se li vedono portare via da calcio, basket e pallavolo.
Credo però, per arrivare a qualche considerazione generale e finale, che l´atletica leggera, oltre che la regina di tutto lo sport, è la disciplina che si occupa delle attività motorie di base dell´uomo, la corsa, i salti, i lanci, dove tutte le altre discipline sportive vanno ad attingere a piene mani e quindi la sostanza è che se si secca come si sta seccando questa fonte in pochi anni potrebbe retare all´asciutto tutto lo sport italiano. Nel breve ci sentiamo di condividere la considerazione apparsa in un recente articolo de "la Stampa" dove si afferma che per i cambi di sistema di vuole molto tempo ed in Italia si sta girando a vuoto da decenni: quindi invece di fare piani quinquennali di sovietica memoria è certamente meglio puntare subito su talenti che smuovano l´intero movimento invece che di creare il movimento da cui pescare i talenti.


Fonte: www.unvspiemontevalledaosta.it