Il calcio è poesia- A capa e Diego e chella ´e Puzone

20-12-2015 19:07 -

Vicoli di Napoli, periferia, guardi il cielo, ma non vedi l’azzurro. I palazzi si stringono ad imbuto, campagna ne vedi poca, da distante. Vincenzo Esposito, detto “’o pennellone”, è in casa, sulla poltrona, tutto bello agghindato con il suo bel numero dieci sulla schiena. Alle 20 trasmettono su Tele Acerra le partite del Napoli e fanno anche un po’ di amarcord. Quando il commentatore inizia a raccontare trovi la sorpresa: «Signori, ben collegati con Tele Acerra. Vi parla, per raccontarvi la partita, il vostro Pietro Puzone...». Lui, sì, proprio lui. Un amico ci ha spedito tra le braccia di Franco Esposito, giornalista del Corriere dello Sport di Napoli, che ha un’agenda dove ricompaiono tutti gli ex del Napoli. Tu gli dai un nome, lui un numero ed un nuovo lavoro. Promotori finanziari, assicuratori, gelatai, impiegati del catasto e... commentatori televisivi. C’è di tutto. Così lo abbiamo ritrovato. Puzone è un pò la nostra storia calcistica, almeno la parte più imponderabile. Da noi giocò sei mesi (arrivò prima a Arezzo-Spezia 0-2), eppure oggi senti ancora parlare di lui. La società cercava una punta, perché Carpanesi lo chiedeva, e con 36 lui una rosa ristrettissima. Le vie del Signore portarono a Napoli, dove un paio di dirigenti proposero (gratis) ai nostri Caruso e Mastropasqua ed alle loro casse vuotissime, un tale, nelle grazie del “Pibe de oro”, che era a Catania. Rescissione del contratto con i siciliani, Cinquini che lo preleva. Puzone nel Napoli di Maradona c’era, e di lui si ricorda molto:” "Datemi del tu. Diego lo ha sempre detto, i calciatori sono di proprietà della gente per sempre", riferiva tempo fa. A Calcio Napoli 24 disse anche:” "Prima che arrivasse Maradona a Napoli ero uno dei calciatori più forti delle giovanili del Napoli. Ho debuttato con Rudi Krol, nel marzo dell´82. Perdevamo 2 a 0 col Cesena, Marchesi mi disse ´riscaldati´, entrai in campo, riuscimmo a pareggiare, ma poi sprecai amaramente l´occasione del definitivo 3 a 2, ma a capa mia nun è mai stata bbona”. Arrivò in giaccone nero di pelle, a Lerici se lo ricordano per una sconfinata comunione dei figli Da Paolino, ma in campo giocò poco. Numeri ne aveva, se è per quello aveva anche esordito in serie A proprio con la maglia del Napoli, a diciotto anni. Poi Cavese, Catania, Akragas. Venne su con la famiglia ma fallì, ahi lui e noi, un gol che è rimasto sul groppone a tutti. 28 maggio 1989 (è di quel campionato che parliamo). Spezia-Arezzo, minuto 82. Un destraccio, solo davanti ad Orsi, che finisce fuori da pochi passi. Ingeneroso ricordare un uomo per così poco, se non fosse per il fatto che quel pari costò la B! Da Tele Acerra Puzone (che ha al fianco Moriero, quando ci parla) ricorda ancora ed è squisito nel rispondere: «Dovunque andavi eri in diecimila – attacca – Al “Mirabello” di Reggio abbiamo occupato uno stadio. Una gran bella piazza. Abitavo a San Terenzo ed il posto era di per sé un incanto. Poi perdemmo la stagione proprio con quella gara con l’Arezzo.» Il tuo calcio finì lì. «Rambone mi volle successivamente ad Ischia; Furio Valcareggi, allora mio procuratore, mi trovò altre sistemazioni. Ma mi sono sempre dispiaciuto per quel campionato, nel quale forse non è che tutti volessero andare in B (e parlo dei dirigenti). Bella squadra: Carpanesi e Rollandi, Grasso e Pregnolato, che ogni tanto vedo a Ravenna. Poi a Lucca, in una partita dove avevamo tutti contro, finì la storia.» Ci lascia dopo circa mezz’ora di chiacchiere. Moriero e lui si siedono dietro ad un microfono. Napoli è pur sempre milionaria.

ARMANDO NAPOLETANO



Fonte: UNVS La Spezia www.unvsliguria.it