Il calcio è poesia - Johan Cruijff, una storia totale

26-03-2016 13:33 -

- Wankdorf Stadium di Berna, 1989, sono lì per il giornale, ma di appoggio. Si è appena giocata Sampdoria-Barcellona vinta dalla velocità di Lineker e dai gol di Salinas. Ho un pass, entro il sala stampa, c´è Johan Cruijff, che sta facendo conferenza. Il tutto finisce, in circa 35´ , deve descrivere una vittoria, chiara, Mancini e Vialli non l´hanno vista. Tutti fuori, io vado verso di lui, un uomo dell´Uefa mi stoppa, un altro della sicurezza mi fa come per dire “ basta, che altro vuoi?” Io allungo un taccuino, lo guardo e gli chiedo un autografo, che ho tenuto per 27 anni gelosamente nel mio portafoglio. Così conobbi Cruijff che fu gentilissimo. Sono andato alla sua fondazione nel 2010 ad Amsterdam, nel Museo dell´Ajax, ho la sua maglia in studio, perfino quella dell´Olanda. Ho tutto ciò che può farti definire un fanatico, ma a volte ci sono persone che pur non conoscendoti, ti danno una svolta alla vita, ti regalano sogni, ti permettono di costruire. Perché è necessario illudersi nella vita se vuoi intraprendere una professione basata sui polpastrelli. Cruijff era il calcio, lo ha cambiato e rifondato, e lo sarà sempre. Anni fa Zubizarreta confessò ad un collega spagnolo che conosco: "Voleva giocassi alto, quasi ai limiti dell´area, voleva che giocassi quasi da libero, io lungo e nato portiere. Provai ma non riuscivo. Dopo un allenamento avemmo una discussione. Mister ma se gioco alto ed arriva uno che da centrocampo ci fa un pallonetto e segna, cosa faccio? e lui: raccogli la palla dalla rete, applaudi e ricominci". Cruijff è stato un inventore, ha regalato al concetto di calcio quello degli spazi, mentre gli altri pensavano solo alla persona, al giocatore, al suo talento. Nasceva come nascevano i grandi, per strada, avendo fame; un padre che aveva un piccolo negozio di frutta e verdura che muore presto, un mentore che lo prende con sè, consegnatogli da una madre che ha in mano la lavanderia dell’Ajax e durante il lavoro non sa dove lasciare quel diavolo con la palla tra i piedi. Johan è stato tutto, è stato il calcio totale , lo stile, la passione e la sfrontatezza, un piede magnifico, la velocità. Fa perfino effetto sentire un altro mostro, un altro giocatore dal talento infinito e perfetto come Ruud Krol confessare: ”In realtà avrei voluto essere lui”. Jorge Valdano ha detto le cose più belle del suo addio: ”Era un uomo coraggioso che ha sfidato una cultura. Nessuno ha unito meglio di lui la sua carriera da calciatore a quella da allenatore. Non c´è un personaggio nel calcio come lui". "Nella storia del calcio c´è un tavolo al quale possono mangiare solo in quattro: Di Stefano, Pelè, Cruijff e Maradona, occupare quel posto significa essere uno degli uomini più potenti del mondo". Gli occhio dei bambini di allora e quelli di oggi sono uguali, l’ammirazione è la stessa. Era come i Beatles, come Bowie; i ragazzini del domani saranno condannati a chiedere in eterno, chi era, come a chiedere chi fossero i Beatles o David. Io da bambino, andai un pomeriggio da Pino, un negozio in via Napoli, che vendeva maglia da calcio; non c´erano ancora l´import export, il marketing, internet. Chiesi la maglia dell´Ajax, che non avevano, mi diedero quella del Milan, ma chiesi di metterci il 14. L´omino mi guardò e mi disse: "sei riserva?", lo guardai e risposi: "E´ il numero migliore, fidati", avevo 12 anni. Grazie Johan, ed ora che sei lassù spiega ad un altro onnipotente cos´è il calcio e fallo correre. Sono secoli che quell´uomo resta seduto e non sa cosa sia l´allegria.

ARMANDO NAPOLETANO


Fonte: UNVS La Spezia www.unvsliguria.it