CONVEGNO UNVS TECNICO - SCIENTIFICO - LOANO, 5 MAGGIO 2016.

04-05-2016 01:04 -

Nel periodo dell´Assemblea Nazionale UNVS, che si terrà a Loano (presso la struttura Loano 2 Village) dal 5 al 7 Maggio p.v., organizzata da 3 delle Sezioni UNVS della Liguria, Savona (Presidente Roberto Pizzorno), Loano (Presidente Domenico Colnaghi), Varazze (Presidente Giovanni Gracchi), grazie alla disponibilità della PA di Loano, guidata dal Sindaco Luigi Pignocca, avrà svolgimento presso la Sala Consiliare del Comune un Convegno formativo.

Il Prof. Dino Sangiorgio, Preside Scolastico e Docente Universitario, uno dei due relatori del Convegno Tecnico Scientifico dell´UNVS, che si terrà a Loano il 5 Maggio, presso la Sala Consiliare del Comune, ha preparato un documento introduttivo al Convegno stesso.

L´altro relatore sarà il Dott. Pasquale Piredda, Psicopedagogista.

CONVEGNO SUL TEMA:
"LA SITUAZIONE ATTUALE DELL´EDUCAZIONE MOTORIA, DELL´EDUCAZIONE FISICA E DELLE SCIENZE MOTORIE E SPORTIVE A LIVELLO SCOLASTICO
- I NUOVI SCENARI DEL PACCHETTO FORMATIVO DELL´U.N.V.S. -

5 Maggio 2016 - Aula Consiliare del Comune di Loano -

Relatore Prof. Dino Sangiorgio


Dall´educazione motoria di base all´avviamento sportivo: un percorso di continuità.


La società odierna, condizionata dal progresso tecnologico, offre sempre meno spazi fisici di gioco ai bambini; i luoghi che una volta erano destinati ad attività fisiche e ricreative semplici, come i cortili o le strade, sono scomparsi o sono diventati troppo pericolosi perché possano essere sfruttati dai più piccoli. Problematica che influisce negativamente sulla corretta crescita psico-fisica del bambino; infatti, nei paesi europei, l´inattività fisica è il secondo maggiore fattore di rischio dopo il tabacco ed il 30% della popolazione risulta completamente sedentario.
Ciò implica, sfortunatamente, un cambio di tendenza radicale: il mondo reale viene sostituito da un mondo virtuale, in cui i bambini possono "muoversi" solo immedesimandosi nel personaggio di un videogioco, di un cartone animato o di un supereroe, ma restando assolutamente fermi; oppure, nella migliore delle ipotesi, i bambini vengono indirizzati dai genitori verso attività motorie e sportive, con la speranza che queste possano, un giorno, offrire loro un futuro prosperoso e ricco di successi. Nell´ultimo caso, però, molto spesso i genitori corrono il rischio di indirizzare i propri figli verso schemi troppo rigidi e forzati, provocando negli stessi un malessere psicologico che potrebbe influire negativamente sulla costruzione, prima, e sull´affermazione, poi, della propria personalità.
La società odierna necessita di una armonica cooperazione tra la dimensione educativa e quella sportiva, al fine di favorire e determinare le sinergie che vanno estrinsecate in ambienti di apprendimento formali ed informali, utili a sollecitare una sovrapposizione positiva di valori fondamentali della vita sociale e senza tempo.
Negli ultimi anni, in seguito ad una rifrazione della scienza pedagogica, le attività motorie sono state intrise di una forte valenza scientifica, rientrando, a pieno titolo, nelle scienze dell´educazione ed offrendo così alla dimensione formativa, sia scolastica che sportiva, spunti molto interessanti per una nuova prospettiva culturale, tanto da poterle definire come "itinerari educativi", atti ad accompagnare il singolo o un gruppo per un tratto di esistenza o per l´esistenza intera.
Il mondo dell´attività motoria e quello della scuola cooperano e partecipano, in maniera eufonica, ad un processo di completamento reciproco, dopo aver seguito percorsi distinti e, nel tempo, essersi incrociati e confrontati criticamente.
La scuola nasce come istituzione e come agenzia formativa, destinata a demandare la trasmissione di conoscenze e competenze e si abilita sui valori fondamentali della società; lo sport, invece, è deputato a favorire attivamente una pacificazione tra i popoli ed a sostenere tutti i valori sociali, inclusivi e della cooperazione e, quindi, si lega come fattore ispirante agli stessi principi sociali della scuola.
Nel tempo, le istituzioni scolastica e sportiva, si sono evolute, mantenendo i principi valoriali che ne avevano ispirato la nascita.
In questi anni, primaria attenzione è stata posta verso il mondo delle attività motorie giovanili, vista la necessità di intraprendere un percorso comune tra scuola e sport, destinato ai giovani attraverso esperienze positive.
La scuola ricopre un ruolo fondamentale nel contesto educativo: ha la funzione di promuovere una crescita armonica dell´alunno, rispettando le normative vigenti sull´istruzione.
Il compito della scuola è quello di:
tramite gli insegnanti, privilegiare itinerari di lavoro funzionali all´instaurarsi di relazioni serene con se stessi e con gli altri, anche come forma di prevenzione delle manifestazioni di disagio e della successiva integrazione;
Soddisfare il bisogno di rendere i giovani, attraverso la conquista di una maggiore consapevolezza della propria identità, soggetti della crescita personale e promotori di processi di autonomia;
dare l´opportunità di far acquisire ai ragazzi la consapevolezza del loro ruolo nella realtà ambientale, come soggetti interagenti con il mondo esterno.
Educare alla conoscenza, alla valorizzazione, al rispetto di sé, al fine di star bene con se stessi e con gli altri.
Gli obiettivi che devono essere perseguiti dagli alunni nel contesto scolastico sono:
Prendere coscienza del valore del corpo inteso come espressione globale della personalità;
Sviluppare una consapevolezza critica dei propri mezzi;
Migliorare la competenza comunicativa e la sensibilità espressiva ed estetica;
Concorrere allo sviluppo di coerenti comportamenti relazionali mediante vissute esperienze di gioco e di avviamento sportivo.
Nella scuola si deve promuovere il pieno sviluppo delle possibilità dell´individuo, sia fisiche, sia mentali, sia sociali. In visione di una formazione globale della persona si terrà conto dell´aspetto psico-fisico dell´ alunno che gradatamente passa dalla tappa del "corpo vissuto" a quelle del "corpo percepito" e del "corpo rappresentato".
Il rispetto delle norme e delle regole sportive e di gioco è l´elemento basilare per l´interiorizzazione di comportamenti corretti anche nella vita di relazione. Verranno, pertanto, favorite la collaborazione, la socializzazione, l´inserimento attivo e l´inclusione dei più disagiati; così, ognuno opererà in base alle sue capacità e predisposizione.
Proprio per questo si può dire che l´infanzia si misura con la realtà attraverso il gioco, visto come mezzo indispensabile per acquisire nuove competenze ed iniziare a comprendere come funziona il mondo circostante: indica ciò che si può o non si può fare con determinati oggetti, iniziando a rendersi conto che esistono casualità e probabilità, nonché regole di comportamento che vanno rispettate.
L´esperienza del gioco insegna al bambino ad essere perseverante e ad avere fiducia nelle proprie capacità; è un processo attraverso il quale diventa consapevole del proprio mondo interiore, interiorizza quello esteriore, incominciando ad accettare le legittime esigenze di queste due realtà.
Comunemente con il termine "gioco" s´identifica qualunque attività che difetti di "serietà"; se però ci si riferisce ai bambini, non gli si può non attribuire un´accezione di "attività seria", giacché bisogna valutarlo come la loro azione più seria, poiché, giocando, i bambini provano una sensazione di benessere; infatti, è proprio il piacere intrinseco nel gioco che favorisce l´apprendimento e stimola lo sviluppo psichico ed intellettivo.
Durante l´infanzia, è bene correlare l´aspetto ludico, come sfera emotivo-affettiva, con l´aspetto prettamente educativo, poiché fa riscoprire la piacevolezza di imparare attraverso il proprio corpo. Quindi, se è vero ciò che afferma la teoria dualistica del rapporto mente-corpo, cioè che il corpo è lo strumento per le finalità dell´anima, è importante mettere al centro di un´azione educativa, avente come finalità lo sviluppo cognitivo, affettivo e relazionale, il concetto di corporeità, la quale esprime il legame tra mondo interiore e mondo esteriore del soggetto, nonché la presa di coscienza del soggetto stesso di essere nel mondo.
Le attività ludiche a cui i bambini si dedicano mutano nel tempo, andando di pari passo con il loro sviluppo intellettivo e psicologico, ma rimanendo un aspetto fondamentale della vita di ogni individuo, in tutte le fasce d´età.
Il gioco è fondamentale per lo sviluppo intellettivo del bambino, perché lo stesso, quando gioca, sorprende se stesso e, nella sorpresa, interiorizza nuove modalità per relazionarsi con il mondo esterno.
Il bambino, nel giocare, impara ad essere creativo: sperimenta le sue capacità cognitive, scopre se stesso, entra in relazione con i suoi coetanei ed inizia a strutturare la propria personalità.
Ciò che è doveroso sottolineare è il compito dei genitori, prima, e degli educatori/insegnanti, poi.
L´educazione familiare assume un ruolo importante per lo sviluppo e la crescita del fanciullo, in quanto è proprio all´interno del contesto familiare che il bambino interiorizza i primi apprendimenti ed i primi comportamenti. E´ importante che il sistema familiare accompagni il processo di crescita del bambino, con la consapevolezza di essere un modello educativo vivente: il genitore deve saper osservare, dare attenzione ed analizzare, o quanto meno deve cercare di valutare il comportamento dei bambini, attraverso il gioco.
Essi, per prima cosa, devono dedicare parte de loro tempo al gioco dei loro figli, per dare loro l´opportunità di misurare e sviluppare le proprie risorse e le proprie potenzialità; infatti, quando i genitori giocano con i propri figli, essi reagiscono con entusiasmo alla disponibilità dei genitori a giocare con loro, da tale situazione deriva, nei fanciulli, grande senso di felicità, nonché un rafforzamento del senso di sicurezza e di protezione.
Invece, la capacità di giocare da parte degli educatori, o degli insegnanti, con i bambini, garantisce a questi ultimi una sensazione di benessere psichico, oltre a costituire la condizione di base per consentire loro di sviluppare una buona capacità ludica. Detto ciò, un´altra dimensione educativa, importante per la crescita del bambino, è quella scolastica, la quale può facilitare, grazie al buon operato dell´insegnante, la costruzione di un´immagine positiva di sé e delle proprie competenze, attraverso il confronto con gli altri e con l´insegnante stesso.
L´educazione attraverso l´attività ludica è da considerarsi, pertanto, una valida pratica, funzionale alla strutturazione ed allo sviluppo dell´identità e della personalità.
In ogni caso, è necessario garantire ai bambini il tempo e lo spazio per dare libera espressività alla loro istintiva creatività ed assicurare loro una certa complicità, senza svestirsi del ruolo di guide, assicurando, inoltre, il diritto al gioco del bambino, in quanto è un bisogno prevalente e vitale dell´infanzia, motivato da esigenze ed implicazioni di ordine fisiologico, psichico, spirituale e sociale.
Il gioco massimizza le potenzialità del bambino, permettendogli di sviluppare creatività ed immaginazione.

Benefici sociali del gioco

•Aumenta l´empatia, la compassione e la condivisione
•Crea opinioni
•Crea modelli di relazione basati sull´inclusione invece che sull´esclusione
•Permette di sviluppare competenze non verbali
•Aumenta l´attenzione e lo spirito di gruppo.

Benefici fisici

•Le emozioni positive aumentano l´efficienza dei sistemi immunitario, endocrino e cardiovascolare
•Diminuisce lo stress, la fatica e la depressione
•Aumenta la gamma dei movimenti, l´agilità, la coordinazione, l´equilibrio e la flessibilità.

Il gioco è collegato in maniera rilevante alla risoluzione creativa dei problemi, alla cooperazione, al pensare logicamente ed alla popolarità all´interno di un gruppo di coetanei. Il gioco accresce il progresso nel primo sviluppo dal 33% al 67% incrementando l´adattamento ed il linguaggio e riducendo problemi sociali ed emotivi.
Nell´ambito dell´educazione motoria, il gioco può essere distinto in:

GIOCHI IN LIBERTÀ: frutto della motricità spontanea con carattere dell´immediatezza, con rapporti sociali variati ed occasionali con movimenti ampi e vivaci che non rispondono a schemi prefissati.

GIOCHI SIMBOLICI: mantengono un alto grado di spontaneità ma si configurano dalla tendenza a trasfigurare la realtà poiché sono legati alla immaginazione dei bambini, con l´ausilio di piccoli oggetti che si usano secondo il significato che si intende loro conferire.

GIOCHI IMITATIVI: determinano un avvicinamento alla realtà equindi una maggiore comprensione del mondo. Si prestano a realizzare apprendimenti di elementi motori attraverso la ripetizione di particolari condotte motorie di natura imitative o legata alla fantasia ed alla invenzione.

GIOCHI CON REGOLE: sono attività organizzate dove le esperienze ripetute consentono l´interiorizzazione delle regole, disciplinando comportamenti dei singoli e del gruppo. Si stimolano i bambini ad ideare varianti al gioco o alle regole. Le attività di cooperazione stimolano le interazioni e le collaborazioni, creando dinamiche di strutturazione e formazione dei gruppi.

GIOCHI DI AVVIAMENTO ALLO SPORT: sono attività individuali o collettive secondo regole definite che costituiscono una iniziazione ai rituali dello sport.

Si tratta di avviare i giovani al corri, salta, lancia, al nuoto o attività di percorsi o circuiti, curando che non si avvii nessun percorso di specializzazione precoce.
Deriva da ciò l´estrema importanza nel discernere, selezionare e proporre da parte dell´educatore il tipo di gioco da sottoporre all´attenzione dei bambini: ogni gioco stimolerà un preciso meccanismo mentale del bambino e potenzierà questa o quella abilità. È dunque necessario per l´educatore che li seleziona e propone, saper riconoscere per ogni gioco quali operazioni mentali, con esso, farà svolgere ai bambini.
Naturalmente va fatta la distinzione in base alla complessità offerta dal gioco che viene proposto: sono giochi di livello semplice quelli che implicano unicamente lo sviluppo di singole operazioni mentali o, tutt´al più, prevedono la combinazione di poche operazioni.
La complessità del gioco, invece, aumenta quando viene richiesta la capacità di comprendere, conoscere, riconoscere l´elemento del gioco,attribuire ad esso un senso, catalogarlo, classificarlo, in altre parole viene richiesta la capacità di strutturare concetti, metterli tra loro in relazione,realizzare sistemi:la costituzione,ad esempio, di insiemi di oggetti che abbiano in comune il colore o le dimensioni oppure la forma; o ,ancora, il riconoscimento in un insieme di frutti,o di fiori, oppure di animali; i giochi euristici.

"Il bambino che non gioca non è un bambino, ma l´adulto che non gioca ha perso per sempre il bambino che ha dentro di sé". (Pablo Neruda)

Per poter avere una chiara idea di come il bambino può e deve muoversi bisogna, anzitutto, delineare quelli che sono i concetti di movimento umano e di motricità:
Il movimento umano è una funzione della persona: afferisce alle aree cognitive, neurologiche, motorie, sociali, affettive; è strumento continuo di educazione legato all´area cinestesica e tocca tutti gli aspetti della vita di relazione ed è mezzo per rapportarsi ai contesti ambientali ed ai rapporti interpersonali; rappresenta l´equilibrio tra l´attività Mentale e Fisica; è direttamente collegato allo sviluppo ed al mantenimento del benessere; è deterrente assoluto nei confronti di Ipocinesia ed errati stili di vita; è un elemento naturale e spontaneo di Salute.
La motricità è la capacità di eseguire tutti i movimenti corporei attraverso i quali entriamo in relazione con le persone e con l´ambiente. Tra i 3 e i 5 anni la motricità e l´apprendimento sono strettamente connessi. Il bambino cammina, corre, si muove in modo goffo. Non conosce ancora tutte le parti del corpo ma con l´esperienza s´impossessa di una maggior capacità motoria.
La motricità è propriamente la capacità di compiere ed acquisire tutti i movimenti possibili con il proprio corpo. Tale facoltà rappresenta, inoltre, e in senso prettamente evolutivo, un accesso primario e insostituibile verso l´interazione con gli altri e con l´ambiente.
Lo sviluppo della motricità, di fatto, permette al bambino di conoscere ed esplorare la realtà circostante e attraverso essa, le oggettività topologiche che lo circondano.
Lo spazio/tempo, concetto in cui è inizialmente "incastrato" evolve, permettendogli di differenziare se stesso dalla realtà che lo avvolge che, a causa del suo iniziale egocentrismo, è percepita come qualcosa d´oggettivo e permanente e, quindi, affatto "relativa". E´ ritenuto prerequisito fondamentale per tante occasioni di sviluppo, da quelle prettamente scolastiche come la letto-scrittura a quelle più adattive come il semplice andare in bicicletta o in automobile o giocare da soli secondo un principio di egocentrismo o con altri secondo il principio del sociocentrismo. Il "calcolo" mentale relativo alla scelta dell´adeguato spazio di frenata o all´impostazione della curva durante la guida ne sono un esempio molto concreto.
L´esperienza senso-motoria, quindi stimola, attraverso l´esercizio combinato dei sensi e del corpo, l´assunzione di tutte quelle diverse "forme" di realtà circostanti che sono alla base della formazione della sua architettura mentale, intendendo con ciò le diverse rappresentazioni mentali della realtà stessa.
Le passate correnti filosofiche legate soprattutto a Platone e Cartesio, sostenevano che lo sviluppo fisico e quello intellettivo, seguissero due processi diversi e indipendenti; oggi invece la scienza ha ormai, spiegato in modo esauriente la profonda interdipendenza tra la dimensione corporea e quella intellettiva.
Lo sviluppo umano nelle sue più importanti caratteristiche, è il risultato di una complessa interazione tra patrimonio genetico, ambiente naturale e momento temporale.
Ogni essere ha una propria personale individualità che può essere simile, ma mai completamente uguale a quello degli altri.

Il rapporto tra gioco ed agonismo: il gioco sportivo

Lo sport è un gioco con finalità agonistiche!
L´agonismo è una manifestazione matura, costruttiva e creativa dell´aggressività utilizzata, culturalmente, per l´autorealizzazione di un individuo; ma, allo stesso tempo, non coincide con l´aggressività ed è compromesso fra disposizione all´atto aggressivo e modelli comportamentali introiettati. Si esprime contro la natura, se stesso e l´avversario.
Secondo Piaget, il vero gioco sportivo, di natura collaborativa, si sviluppa solo dopo i sette anni e, con il passaggio dall´egocentrismo al sociocentrismo, il bambino struttura progressivamente le capacità di "essere membro di un gruppo", di sentire propri gli scopi del collettivo, di collaborare e cooperare.
L´attività ludica, con l´ausilio dei giochi di squadra, trova la sua naturale evoluzione verso lo sport.
L´excursus della motricità durante lo svolgimento dei giochi sportivi, segue delle fasi ben definite:
Fase percettiva - Mediazione tra bambino e l´ambiente, il campo, i compagni di gioco, gli avversari, l´allenatore,
Elaborazione della risposta - il bambino è in grado di risolvere il problema in relazione alle sue esperienze e alla sua cultura specifica.
Effettuazione della risposta - il bambino realizza il progetto di movimento pensato in relazione alle sue capacità condizionali e coordinative.
Per uno sviluppo psico-fisico adeguato è fondamentale sottolineare l´importanza della capacità di apprendimento motorio, cioè l´ insieme di processi associati con l´esercizio o l´esperienza, che determinano un cambiamento relativamente permanente nella prestazione o nelle potenzialità di comportamento di un soggetto.
L´apprendimento è un processo di acquisizione di abilità, nonché la conseguenza dell´esercizio o dell´esperienza.
In ogni forma di attività motoria, l´obiettivo primario è quello di "promuovere" l´apprendimento dei soggetti a cui ci si rivolge, evitando ogni forma di stereotipizzazione del movimento proposto; per far ciò è necessario lavorare non sulla ripetizione meccanica, ma sull´acquisizione di nuovi movimenti, seguendo dei criteri e delle fasi ben precise e basate su studi fortemente intrisi di una valenza scientifica.
L´apprendimento consiste in un riadattamento globale della personalità di un soggetto, in cui ogni singola nuova acquisizione implica la ristrutturazione di tutto il quadro della precedente esperienza motoria acquisita.
Nelle fasi dell´apprendimento ed in quelle dell´allenamento, identifichiamo due finalità che sono tra loro congiunte e sono l´una funzionale all´altra: l´educazione al movimento e l´educazione del movimento.
L´educazione al movimento rappresenta la ricerca di uno sviluppo equilibrato della personalità nella sfera affettiva, cognitiva e relazionale, attraverso la pratica dell´attività sportiva (pratica che non va concepita come puro addestramento motorio o allenamento fisico, ma come strumento educativo capace di agire globalmente sulla personalità).
L´educazione del movimento rappresenta l´insegnamento e lo sviluppo delle abilità motorie, necessarie allo svolgimento di una corretta pratica sportiva e successivamente il potenziamento dei sistemi organici, per il conseguimento di prestazioni agonistiche e la ricerca di elevati standard prestativi tecnici ed agonistici.
Distinguiamo a questo punto le capacità dalle abilità:
Per abilità motoria si intende una componente dell´azione, cioè di una attività umana cosciente, che rimane relativamente invariata nella sua esecuzione, acquisita ed automatizzata attraverso la ripetizione, cioè attraverso la pratica.
Esiste uno stretto rapporto tra la tecnica sportiva, le capacità motorie (condizionali e coordinative), le abilità motorie, in senso lato e quelle di base in particolare. La costruzione di un progetto di apprendimento, basato sulla conoscenza dello sviluppo umano, usufruisce di varie risorse per il conseguimento di un processo di istruzione con finalità educative, determinando in ambito sportivo un processo tecnologico che, attraverso la constatazione delle modificazioni agli stimoli (psico-motori e cognitivi), garantisce lo sviluppo del´apprendimento per risultati stabili nel tempo.
L´apprendimento motorio è un processo di acquisizione di abilità direttamente legato ai processi di maturazione e sviluppo ed è fattore essenziale della prestazione sportiva:
Rappresenta l´anello di congiunzione tra le forme più elementari del movimento (schemi motori di base) e le tecniche sportive, quali abilità (evoluzione e sviluppo delle capacità il feedback è l´anello di congiunzione tra apprendimento e prestazione).Il flusso di informazioni è uguale per tutti, ma la qualità dell´elaborazione è diversa, in funzione delle strategie di acquisizione utilizzate dal singolo.
L´informazione di ritorno a disposizione di un allievo, in seguito ad un´azione motoria, rappresenta il feedback prodotto dalla risposta che aiuta a fornire l´informazione utile a regolare la prestazione in azioni successive.
La prestazione motoria e´ in stretta relazione e dipende dai processi di maturazione e sviluppo.
L´apprendimento è un´attività´ diretta all´acquisizione ed al perfezionamento di conoscenze e capacità motorie legate ai processi cognitivi di un individuo in rapporto con l´ambiente.
L´apprendimento è collegato alla prestazione motoria sportiva attraverso l´ acquisizione, la stabilizzazione e l´utilizzazione di abilità.
Un individuo apprende tutti i nuovi movimenti solo in base a quelli che già possiede, con i seguenti step:
fase della coordinazione grezza;
fase della coordinazione fine;
fase di consolidamento della coordinazione fine e disponibilità variabile;
Per far sì che questo processo di apprendimento porti a risultati ottimali, è necessario delineare quello che è il concetto di allenamento:
Allenare significa facilitare l´apprendimento, creare un processo interattivo tra allenatore ed atleta; facilitare le modificazioni previste nel comportamento e negli adattamenti agli stimoli fisici proposti.
Nel processo di apprendimento sportivo è insita l´idea di cambiare, ovvero adattare.
L´atleta tende a fissare comportamenti motori riusciti, mentre tende a dimenticare quelli che lo hanno portato ad un esito negativo o frustrante.
L´apprendimento si basa su mappe motorie pre-configurate, che si arricchiscono con nuove esperienze e diviene significativo quando le nuove esperienze non si sommano alle conoscenze pregresse, ma provocano una riorganizzazione, determinando un´integrazione tra le esperienze assimilate e le nuove.
Un´abilità è la capacità di conseguire uno o più obiettivi di prestazione in tempi ottimali, con massime possibilità di riuscita e minimi dispendi di energia mentale e fisica. L´acquisizione ed il consolidamento delle abilità si ottiene attraverso l´apprendimento e l´automatizzazione del movimento; infatti, le tecniche sportive sono abilità motorie automatizzate. L´utilizzo integrato delle capacità motorie condizionali e coordinative determina la costruzione, sviluppo e mantenimento di specifiche abilità sportive.
L´apprendimento determina il possesso, lo sviluppo ed il successivo utilizzo delle abilità motorie, che a partire dalle forme rudimentali degli schemi motori base si trasformano in gesti altamente perfezionati dello sport di alto livello.

Aspetti Formativi dell´allenamento scolastico

L´allenamento sportivo giovanile è collocato all´interno di un processo di formazione, il quale si articola in due processi distinti:

(A) Quello legato alla educazione ed alla istruzione;

(B)Quello identificato in un metodo specifico di allenamento, espressamente studiato per la unicità e specificità delle identità dei giovani atleti.

E´ di fondamentale importanza concepire un processo di formazione basato sul rispetto della crescita delle quattro aree afferenti alla personalità: area cognitiva, area organica, area socio-affettiva ed area motoria.
L´area motoria è elemento comune alla personalità e, in fase evolutiva, è determinante per il consolidamento di un equilibrato sviluppo della personalità del fanciullo.
La formazione viene prima dell´allenamento, al punto da costituirne la base (indispensabile!), in quanto, si tratta di fenomeni molto diversi l´uno dall´altro: la formazione "amplia" il bagaglio di conoscenze motorie (come obiettivo: tutte); l´allenamento "specializza" alcune conoscenze motorie (come obiettivo: solo poche e mirate). Quindi, la formazione sembrerebbe avere molti e diversi obiettivi, mentre l´allenamento uno soltanto.
Affinché ci sia una sviluppo armonico motorio è somatico, è indispensabile, quando si parla di allenamento, delineare il concetto di multeralità:

E´ una strategia dell´allenamento giovanile indispensabile per sviluppo motorio e somatico armonioso, che propone la molteplicità delle attività in maniera motivante. E´ un fondamento della preparazione giovanile che indica un completo sviluppo delle funzioni di base e può, quindi, consentire di eliminare le limitazioni che una specializzazione precoce può procurare.

Aspetti Coordinativi dell´allenamento giovanile

Le capacità coordinative sono presupposti della prestazione motoria di un soggetto, determinate prevalentemente dai processi di controllo del movimento (di tipo informativo) che rendono un soggetto più o meno capace di esercitare con successo determinate attività motorie e sportive. Possono essere definite come le capacità atte ad apprendere, organizzare e regolare il movimento. In termini generali la coordinazione si può spiegare come la collaborazione tra il sistema nervosa centrale e i muscoli scheletrici durante lo svolgimento di un movimento.
Le capacità coordinative debbono essere distinte dalle abilità motorie; mentre queste ultime vanno riferite ad azioni motorie concrete e stabilizzate, in parte automatizzate, le prime rappresentano i presupposti consolidati, ma generalizzati, cioè di base di tutta una serie di azioni motorie dell´uomo.
Le capacità coordinative sono l´aspetto qualitativo del movimento per l´azione di apprendimento , di controllo, di adattamento e regolazione che esercitano sui movimenti.
Data la stretta relazione tra capacità coordinative e capacità condizionali, possiamo intervenire per un ottimale interazione fino ai 18 anni di età.
Visto che lo sviluppo delle due classi di capacità non coincidono, gli allenamenti delle capacità coordinative devono precedere quelli per le capacità condizionali!
Il carico coordinativo può essere ottenuto incrementando il numero degli esercizi con progressivo aumento del grado di difficoltà, combinando più esercizi, richiedendo maggior precisione e velocità di esecuzione.

L´allenamento giovanile non è una struttura fissa e standardizzata di lavoro, poiché il lavoro non si differenzia per elementi quantitativi, bensì per una sua specificità, in quanto la formazione di base si deve intendere come un processo educativo basato su proposte motorie aventi per obiettivo il possesso ampio e stabilizzato delle capacità motorie di base e di un processo formativo strutturato di tutte le aree della personalità.
Dunque al docente e dal formatore nelle attività giovanili si chiedono delle specifiche attitudini: il buon docente deve interpretare la specificità del lavoro per i giovani; deve possedere un bagaglio di competenze adeguato alla conoscenza dei bisogni dei giovani; deve essere in grado costantemente di assumersi responsabilità di natura pedagogica. La grande delicatezza del compito richiede incredibile responsabilità e sensibilità.
C´è da auspicarsi che questo interesse nei confronti delle esigenze del mondo dell´infanzia trovi sempre più riscontri positivi ed un adeguato e pragmatico impegno sociale e politico, in termini di creazione di spazi e di infrastrutture sempre più consoni alle richieste ludiche dei bambini.







Fonte: UNVS Loano www.unvsliguria.it