La Logica del Burattinaio e il capolavoro dei Vigili del Fuoco dello Spezia Calcio

24-12-2016 23:06 -

Gli scrittori/giornalisti Daniele Cambiaso e Rino Casazza sono gli autori del thriller, "La Logica del Burattinaio", romanzo copycat killer che vuol ripetere i delitti del più incredibile ed enigmatico degli assassini, William Vizzardelli, il serial killer bambino passato alla storia come il "Mostro di Sarzana".

Ecco ciò che gli Autori raccontano:
"Nel nostro romanzo La Logica del Burattinaio non parliamo soltanto della vicenda di William Vizzardelli, il Mostro di Sarzana, ma facciamo un excursus nella Spezia del periodo repubblichino.
Ricordiamo che la città ligure, ospitando nel porto militare la famosa Decima Mas, anch´essa rievocata nel romanzo, era una sede importante della Repubblica Sociale Italiana.
E´ stato perciò inevitabile occuparci di una vicenda sportiva avvenuta in quel periodo, straordinaria anche se poco conosciuta: la partecipazione della squadra dei Vigili del Fuoco della Spezia al Campionato di Calcio Alta Italia del 43/44.
Non solo partecipazione: la compagine spezzina quel campionato addirittura lo vinse, prevalendo nientemeno che sul Grande Torino di Valentino Mazzola!
Di questa storica impresa, da appassionati calciofili, abbiamo fatto un cardine per lo scioglimento di tutta la vicenda de La logica del Burattinaio, anche se per ovvie ragioni non possiamo dire di più...
Sull´argomento dello "scudetto non scudetto" dei Vigili del Fuoco della Spezia (perchè la qualificazione ufficiale del trofeo ha dato vita a una lunga diatriba) siamo già intervenuti su Fronte del Blog (*)
http://www.frontedelblog.it/2016/11/03/la-logica-del-burattinaio-e-il-capolavoro-dei-vigili-del-fuoco-dello-spezia-calcio/

Il nostro articolo non è sfuggito a Piero Lorenzelli, vivace e pimpante Delegato per la Liguria dell´ UNVS (Unione Nazionale Veterani dello Sport).
Lorenzelli è degno "figlio d´arte": suo padre, grande esperto di pratica sportiva e poliedrico allenatore, in diverse discipline sportive, a partire dagli anni ´15 del secolo scorso, è stato una delle figure eminenti dello sport locale e non solo.
Piero, di cui siamo diventati amici, ci ha piacevolmente edotto, in lunghe chiacchierate, sui dettagli del Campionato Alta Italia 43-44, che sta attivamente contribuendo a far conoscere.

Ci è così venuto naturale intervistarlo, sottraendolo per un po´ alle sue innumerevoli attività di sempreverde innamorato dello sport agonistico.

Rino: "Come mai nella Divisione Alta Italia del 43/44 lo Spezia Calcio si presentò come Squadra dei VVFF della Spezia?"

Piero: "Il motivo fondamentale è che dei giovani e robusti atleti correvano il rischio, in quei tempi, e cioè dopo l´8 Settembre ´43, a campionati di calcio interrotti, di essere arruolati: o accettavi di combattere, al fronte, a fianco dei tedeschi nella RSI, o dovevi darti alla macchia ed ingrossare le fila dei partigiani. Qui a La Spezia, per i calciatori della squadra locale, all´epoca militante n serie B, la soluzione la trovò il Comandante dei VVF, Ing. Gandino, che costituì la squadra di calcio dei VVF della Spezia, (visto che la FIGC, per ragioni di propaganda del regime, aveva stabilito di riprendere il Campionato), "arruolando" parecchi calciatori locali, che avevano militato fino allora nello Spezia o nella squadra dei "Municipali". Entrando così a far parte del Corpo dei Vigili del Fuoco, che svolgeva una funzione essenziale di pubblica utilità, in sostegno alla popolazione civile colpita dagli effetti della guerra (bombardamenti e distruzioni), a nessuno sarebbe venuto in mente di reclutarli per spedirli al fronte. Si aggiunga che erano anche stipendiati dal Corpo, potendo così contare su una certa tranquillità economica, e rimanere vicini alle famiglie. Maggiori informazioni le trovate qui https://www.youtube.com/watch?v=GOB1JnGJJNc.

Daniele: "Quali erano le caratteristiche tecniche di quella squadra, e chi erano i suoi giocatori più rappresentativi?"

Piero: "Lo Spezia fu la rivelazione di quel campionato. Se dovessi trovare un paragone, penserei al Leicester dell´ultimo campionato inglese. L´ossatura era costituita da atleti sicuramente promettenti o di esperienza che, avendo militato fino ad allora in serie inferiori (il Campionato Alta Italia del ´43 era aperto a squadre di tutte le divisioni) , non avevano avuto modo di confrontarsi col massimo palcoscenico calcistico. Oltre ai giocatori dello Spezia, reduce, come si diceva, dal Campionato di serie B, furono arruolati validissimi ed esperti calciatori di Serie A, come il roccioso difensore genovese Bruno Gramaglia, proveniente dal Napoli, i viareggini Vinicio Viani II , attaccante , e Giovanni Tavoletti, portiere, Le "punte di diamante" erano gli attaccanti Silvio Angelini e Renato Tori, due giocatori toscani distintisi nel campionato di serie A dell´anno precedente, con le casacche del Livorno, classificatosi al secondo posto, distanziato di un solo punto, a conclusione di un tiratissimo campionato dietro il Torino. Molti dei punti di forza dello Spezia hanno poi avuto una grande carriera, primo fra tutti Eusebio Castigliano, colonna del Grande Torino vittima della tragedia di Superga, mitico mediano dello Spezia del ´42-´43, che annoverava in formazione i cosiddetti "5 C", e cioè : Coltella, Carapellese, Costanzo, Castigliano e Costa.
Era una squadra solida, guidata da un grande allenatore: Ottavio Barbieri, genovese e genoano, giocatore della nazionale, purtroppo perito a 50 anni. Barbieri diede alla squadra dei VVF un´impronta, un modulo, un gioco corale, utilizzando il "libero" , ruolo dello schieramento difensivo allora d´avanguardia. La compagine allenata da Barbieri stava in campo con grande equilibrio e, quando incontrava squadroni sulla carta più forti (particolarmente il Torino, di per sé già molto forte, che quell´anno annoverava tra le sue fila addirittura Silvio Piola!) si difendeva efficacemente e ripartiva in contropiede. Il modulo adottato era quello, in voga ai tempi, del WM, tuttavia, come si diceva, riveduto e corretto nel ruolo dei "terzini", uno chiamato a coprire sia la fase difensiva che quella offensiva ( il "tornante") ed uno senza compiti di marcatura, primo abbozzo del cosiddetto "libero", la novità che avrebbe rivoluzionato il calcio nel dopoguerra.
E´ un peccato che, alla ripresa dell´attività, dopo l´anno di sospensione per la guerra, lo Spezia non abbia potuto iscriversi al campionato di Serie A, nonostante fosse Campione in carica. Così non abbiamo mai saputo se nel ´44 fosse stato protagonista di un exploit quasi irripetibile, o potesse esprimersi durevolmente ad alti livelli."

Rino: "Disputare quel Campionato, visti i tempi, fu certamente un´avventura, specie nelle partite in trasferta. Puoi ricordare qualche episodio significativo?"

Piero: "Episodi significativi ce ne sono tantissimi, anche perché la squadra, a causa dell´inagibilità dello storico stadio spezzino, il Picco, per danni bellici alla gradinata, dovette giocare praticamente tutte le partite casalinghe in trasferta, prima in Liguria e successivamente in Emilia, nello stadio di Carpi! (visto che la squadra era inserita nel "girone D dell´Emilia). E a quei tempi per i trasferimenti si doveva ricorrere a quel che passava il convento. Nella fattispecie un camion di fortuna, un´autobotte modificata, scoperta, dove i giocatori e lo staff dovevano stiparsi, seduti su delle rimediate panche in legno, viaggiando su strade dissestate, per le tortuose salite dell´Appennino... Più di una volta il camion incontrò posti di blocco, e riuscì a passarli non per buona disposizione dei militari verso protagonisti dello sport nazionale, ma per i (provvidenziali) tesserini di Vigili del Fuoco che i giocatori potevano esibire."

Daniele: "La squadra spezzina non era certamente la favorita. Come seguirono i tifosi e, visti i risultati, la cittadinanza quell´impresa?"

Piero:"L´interesse della cittadinanza fu alto, e crebbe con l´andamento entusiasmante della competizione. Tuttavia, per l´assenza di informazioni sull´esito delle partite, si doveva attendere il ritorno della squadra. Spesso avveniva in piena notte, come in occasione della vittoria in finale sul Torino, i cui festeggiamenti in città poterono scatenarsi solo in tempi successivi all´incontro."

Rino e Daniele:"Nel nostro romanzo La logica del Burattinaio, immaginiamo che alla partita decisiva con il Grande Torino, quella che assicurò allo Spezia il prestigioso trofeo, svoltasi all´Arena di Milano, partecipasse una nutrita rappresentanza di tifosi spezzini, nonostante le cronache parlino di spalti vuoti per ragioni di sicurezza. Ci abbiamo azzeccato?"

Piero:"Una trasferta massiccia e organizzata di supporters locali non era, ovviamente, pensabile, dati i tempi. Non è escluso che qualche gruppo sporadico vi si sia recato. So che a voi interessa sapere se tra questi fans avventurosi possa esserci stato qualche militare della Decima Mas, come ipotizzate nel vostro romanzo, e la risposta è sì, è possibile, anche se non documentabile. Uno spezzino, storico tifoso dello Spezia era sicuramente presente, trattasi del mitico Pilade (quello che negli ultimi anni, del dopoguerra utilizzava una campana manovrata a mano, per incitare gli "aquilotti"). Confermo invece che le tribune erano pressochè deserte, per paura di un rastrellamento. Qualche giorno prima, nel corso di una partita, c´è n´era stato uno.
La più completa ricostruzione degli avvenimenti si trova qui: http://www.vigilfuoco.it/sitiSpeciali/viewPage.asp?s=2&p=6721.

Rino Casazza & Daniele Cambiaso

(*) "Lo Spezia ha interrotto la "cinquina" del Grande Torino?

Come tutti gli appassionati di calcio sanno, solo tre squadre nella storia del campionato italiano hanno fatto "cinquina", ovvero conquistato cinque scudetti consecutivi: la Juventus (due volte, dal 1931 al 1935 e nelle ultime cinque competizioni), l´Inter dal 2005 al 2010 (Rino sta gongolando, N.d.Da.), e il Torino dal 1943 al 1949.
Nel nostro romanzo La logica del Burattinaio, tra i vari temi (davvero tanti!) trattati, ci occupiamo anche della "cinquina" del Torino che, giù il cappello, merita pienamente il leggendario appellativo di Grande, per l´eccelso valore tecnico di quella squadra, pur così sfortunata nella tragica scomparsa di scena nel disastro aereo di Superga.
Non possiamo rivelare, per evitare anticipazioni sulla trama, a che proposito ne parliamo, ma l´argomento stimola la nostra calciofilia di maschi medi italiani (Daniele è un "doriano" ipercritico N.d. Ri) per cui ci corre l´obbligo di riprenderlo qui.
L´epopea del Grande Torino inizia nel campionato "di guerra" 1942/43, con la conquista del suo primo scudetto (ci piace ricordare che in quella stagione la squadra mise a segno anche il primo "duble" scudetto/coppa Italia della storia del nostro calcio) e prosegue con la vittoria nel massimo campionato nelle stagioni 1945/1946, 1946/47, 1947/48 e 1948/49.
Questo almeno riportano gli annali. Non sarà sfuggito che nella sequenza temporale mancano due stagioni, quelle del 1943/44 e del 1944/45. Ma anche i neofiti possono immaginare che in quelle annate, le più drammatiche della Seconda Guerra Mondiale, non ci fu tempo di disputare il Campionato. Infatti è cosi. L´albo d´oro dello scudetto italiano di calcio classifica entrambe le competizioni con la dicitura "non disputata causa guerra".
Che il calcio si sia fermato tra l´autunno del ´44 e la primavera del ´45 (il campionato si svolge normalmente in quel periodo), con l´Italia trasformata in un campo di battaglia tra le forze alleate e della Resistenza e quelle nazifasciste, è evidente.
Non così l´anno prima, in cui erano formalmente sovrani, nel meridione, il Regno d´Italia sotto la guida del governo Badoglio e, nel settentrione, la mussoliniana Repubblica di Salò. Soprattutto, nelle regioni del Nord, al di sopra della "Linea gotica", il territorio era ancora militarmente controllato dalle forze dell´Asse.
Le condizioni per organizzare un torneo in quest´area c´erano, ed infatti fu disputato, sotto il nome Divisione Nazionale. La formula era quella di tornei regionali (Liguria-Piemonte, Lombardia, Veneto-Venezia Giulia, Emilia Romagna, Toscana ) con spareggi interregionali e una finale tra le tre migliori squadre.
Di fatto, vi parteciparono i più titolati club italiani. Ad eccezione della Roma, vincitrice del campionato 1941/42, tutti quelli "scudettati" sino ad allora.La squadra favorita era il Torino, campione in carica, ma nelle finali, svoltesi all´Arena di Milano, accadde un miracolo paragonabile alla vittoria del Cagliari nel 1970, o del Verona nel 1985. A vincere fu la squadra dei Vigili del Fuoco di La Spezia, grazie alla vittoria per 2 a 1 sullo squadrone di capitan Valentino Mazzola nel confronto diretto.
Da allora, ne è nata un´annosa disputa, trascinatasi sino al 2002.
Lo Spezia Calcio ha sempre rivendicato lo scudetto del 1944, con buonissime ragioni, visto che quel torneo era una competizione regolarmente organizzata tra le migliori formazioni d´Italia.
Ha tuttavia avuto ascolto l´opinione contraria, prevalsa sin dalla ripresa dell´attività nel primo dopoguerra, che il trofeo vinto dallo Spezia non fosse il Campionato Italiano di Calcio, ma la "Coppa federale del Campionato di Guerra".
Motivo principale di questa posizione è l´imbarazzo ad attribuire il crisma dell´ufficialità ad un torneo organizzato dalla Repubblica Sociale Italiana.
La Federazione Gioco Calcio ha risolto la controversia, con una decisione molto all´italiana, attribuendo allo Spezia Calcio il titolo "onorifico" di campione d´Italia 1944. Un riconoscimento ufficiale purtuttavia non equiparabile a uno scudetto, qualunque cosa ciò voglia significare.
Lo Spezia è stato autorizzato a esporre permanentemente sulle maglie il simbolo del trofeo, concessione finora riconosciuta solo alle squadre che hanno vinto almeno dieci scudetti.




Fonte: UNVS La Spezia - La Spezia www.unvsliguria.it