Il calcio è poesia - 100 anni di Varela, l´uomo che inventò il Maracanazo

24-09-2017 16:59 -

- "A che serve?" a che serve aver costruito il più grande stadio del Mondo? A che serve aver dato dimostrazione di giocare il migliore football del mondo? A che serve essere riusciti a coinvolgere oltre 200 mila spettatori, corretti, disciplinati, entusiasti per un gara di calcio? A che serve aver incassato 180 milioni per una partita di campionato del Mondo?". Questo disse un tifoso uscendo dal Maracanà ad Ottorino Barassi, allora giornalista del Calcio Illustrato, che riferì nel suo resoconto dal Brasile di quello che per tutti e per sempre sarebbe diventato il ´Maracanazo´.´Barassi guardò il tifoso che aveva il figlio vicino e disse solo" lo chieda a Varela". Il capitano dell´Uruguay, quello che aveva raccolto il pallone in fondo alla rete dopo il vantaggio del Brasile, aveva riportato la palla al centro del campo ed aveva chiesto ai suoi cuore e silenzio, di giocare come se non ascoltassero quelli, che attorno, erano già in festa. Ma che in realtà non c´erano. Scrissero i grandi quotidiani che quell´Uruguay 25 anni dopo aveva riportato a casa la coppa bloccando con le risorse del metodo e la gioventù, gli artisti del Brasile, ma non era vero fino in fondo. Perchè tutto si era giocato sulla testa e l´intelligenza di un uomo probabilmente, uno che guidava una squadra di 25 anni di media. Ghiggia aveva 20 anni, l´ala sinistra 18, nel mezzo´era gente di 22-23. Ma era stato Varela l´uomo vero del match, pronto a difendere ma anche a spostarsi in avanti, condotta classica del centromediano metodista prudente. Un uomo ovunque. Eduardo Galeano scrisse di Varela "un ragazzino pazzo per il calcio", uno che aveva reso possibile una cosa non possibile per chi fosse di ossa e carne. Battere il Brasile al Maracanà. Intervistato a fine partita, magnificato di quel 2-1 incredibile ed impossibile, Varela se l´era cavata con un "E´ stato un caso", senza gonfiare il petto. Passò quella notte bevendo birra in un Bar di Rio, i brasiliani attorno a lui piangevano, nessuno lo riconobbe. Il giorno dopo una incredibile folla lo aspettava a Montevideo. Gli diedero in premio poco denaro ed una medaglia che gli bastarono appena per comprare una Ford che gli venne rubata dopo una settimana. In questi giorni, uno dei più grandi protagonisti della storia del calcio avrebbe compiuto 100 anni, era nato a Montevideo e da bambino vendeva giornali per strada. Il Penarol è stato casa sua.
Nel 1994 la FIFA gli conferì l´Ordine al Merito ma morì nel 1996 , pochi mesi dopo l´adorata moglie, quasi decidendo lui anche quel momento. Il presidente dell´Uruguay Julio Sanguinetti gli organizzò i funerali di stato ai quali parteciparono i grandi del calcio sudamericano. Oggi Varela, Obdulio Jacinto Muiños Varela conosciuto con il cognome materno, riposa nel Cimitero del Buceo, al Panteón Olímpico, a Montevideo.
Come un eroe modesto

ARMANDO NAPOLETANO


Fonte: UNVS La Spezia La Spezia www.unvsliguria.it