La rivoluzione in bicicletta delle donne afghane

13-12-2013 15:36 -

Allenarsi, costruire un team femminile e partecipare ai Giochi olimpici del 2020. Un obiettivo sportivo semplice in molti Paesi, molto meno però se riguarda le donne afghane. In quel Paese le donne in bici, infatti, rappresentano ancora un tabù, una cosa contro la morale.
Queste donne sono salite su una bici perché è divertente, non per scatenare una rivolta", spiega la statunitense Shannon Galpin, che si è aggiudicata il titolo di National Geographic Adventurer 2013 per il suo lavoro umanitario e per aver pedalato, unica persona al mondo, lungo i 225 chilometri della Valle del Panijshir in Afghanistan.
Vogliono provare un senso di libertà, migliorare la propria salute e magari un giorno viaggiare, mostrare al mondo un volto diverso del proprio Paese.
"Abbiamo raccolto attrezzature per due mesi - spiega Shannon Galpin -, dalle magliette alle bici donate, 60 chili di caschi, scarpe, sellini, borracce, attrezzature e sei biciclette da corsa da portare in Afghanistan. Negli ultimi cinque anni non avevo mai visto donne o ragazze in bicicletta. Lo sport è di nuovo in Afghanistan, ma sono le donne a rompere le barriere."
Ma ci sono ancora molti aspetti da risolvere, servono fondi per la manutenzione, un minibus per il trasporto delle attrezzature e per raggiungere percorsi sicure per gli allenamenti.
C´è ancora molta strada da percorrere, sia a livello fisico che culturale, e come nelle grandi imprese, la fatica, la passione e il coraggio, permettono di raggiungere il più ambito dei traguardi.
(GdP)

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