L´addio di Baldassare Porto

12-12-2013 15:57 -

Sabato 30 novembre si è spento, a quasi 91 anni, dopo una lunga vita, serena ed operosa, Baldassare Porto, le sue sono le pagine più belle dell´atletica siciliana e azzurra.

Nato a Catania il 19 gennaio 1923, con Porto ci si trova di fronte al primo specialista di rilievo avuto dalla Sicilia sui 400 metri. Il giro di pista e la velocità per lui erano la vita e sino agli ultimi istanti seguiva con passione e interesse l´evolversi di queste specialità, naturalmente l´attenzione era rivolta soprattutto ai suoi eredi catanesi, come Filippo Di Mulo, prima come atleta e negli ultimi anni come tecnico, Claudio Licciardello, Domenico Rao, Francesco Scuderi, Alessandro Cavallaro, Rosario La Mastra, Anita Pistone. Adesso l´ultimo virgulto della covata Di Mulo, l´allievo Giuseppe Leonardi e per lui non ha avuto il tempo di gioire per la sua medaglia bronzo proprio il 30 novembre alle Gymnasiadi di Brasilia nei 400. Il Signore l´ha voluto prima tutto per sé.

Saro, così era chiamato da tutti, studiava all´Istituto Commerciale De Felice e doveva andare all´Opera Balilla per l´Educazione Fisica. Era vicino alla via Plebiscito e, per arrivare prima, con i compagni attraversava la Villa Bellini. Un giorno non resse alla tentazione di sfidare un compagno che si dava delle arie. Raccontava divertito: «Si vantava di essere veloce, ma l´ho stracciato. È stato un trionfo e davanti a tutti i compagni». Il suo primo passo, seppur involontario, verso le gare. Nel 1939 aveva sedici anni e questo il suo ricordo: «Entrando al Cibali mi stupivo di ogni cosa, di ogni gesto. Sono rimasto affascinato e paralizzato. Anche in gara purtroppo. Ma io non sapevo neanche cosa fosse il Ludo juvenilis».

Ai Campionati Siciliani Assoluti, di titoli ne ha collezionato la bellezza di quindici: tre nei 100, nove nei 200, tre nei 400. Il primo nel 1942 (24"7 nei 200 metri), l´ultimo nel 1957 (22"3 sempre su questa distanza). Tesserato con il Giglio Bianco di Catania, vinse nei 400 tre volte di fila, nel 1945 (52"8), 1946 (51"2) e 1947 (52"9). Su questa sua distanza di parata da 51"3 (Bologna, 21/10/1945), abbasserà ancora il primato siciliano in altre cinque tappe: il già citato 51"2 (Catania, 22/06/1946), 50"7 (Milano, 13/07/1947), 49"6 (Palermo, 16/05/1948), 48"9 (Roma, 22/06/1948) e infine 48"8 il 3 luglio 1948 a Firenze. Nel 1950, tesserato con l´ATA Trento, conquisterà il titolo di campione italiano agli Assoluti di Torino con 47"8, una maglia di cui andava orgoglioso ed era capace, trascorsi più di 60 anni, di descrivere la gara metro per metro sino al traguardo vittorioso.

Porto ha collezionato 14 maglie azzurre dal 1948 al 1955 ed è stato il terzo siciliano a prendere parte ai Giochi Olimpici, dopo Giovanni Frangipane a Parigi 1924 e Salvatore Mastroieni a Berlino 1936, Due le sue presenze, a Londra 1948, anche se non scese in pista perché infortunatosi il giorno prima della gara ed Helsinki 1952 nella staffetta 4x400, composta da Porto, Gianni Rocca, Luigi Grossi e Armando Filiput, finita quarta nella batteria con 3´15"2. Nel 1948 il suo sostituto, Gianni Rocca, primo frazionista, si strappa dopo 100 metri e abbandona. Medaglia d´argento agli Europei di Bruxelles 1950 sempre nella 4x400 con Porto, Filiput, Luigi Paterlini e Antonio Siddi, 3´11"0 contro 3´10"2 degli inglesi, nuovo primato italiano che resisterà sino al 1956. Argento pure ai Giochi del Mediterraneo di Barcellona 1955 nella staffetta del miglio.

Ancora sino a pochi mesi fa era una miniera di aneddoti e fatti inediti, raccontati al sottoscritto, conoscendo la sua passione per la statistica e la ricerca storica dell´atletica leggera, non c´era inchiostro che bastasse per poter appuntare tutto. Nelle soventi visite a casa sua in via Basile, ci mostrava fiero le sue onorificenze: Cavaliere al merito della Repubblica Italiana, Stella d´Oro al merito sportivo, Medaglia di bronzo del Coni al valore atletico, Palma d´Oro della Fidal, Distintivo d´Onore e Distintivo d´Argento (1987) dell´Unione Nazionale Veterani dello Sport. Non parliamo della sua fiammante divisa azzurra, ben riposta nell´armadio e ora indossata per l´ultima volta nel momento dell´addio. Ecco come narrava un episodio simpatico occorsogli ai Giochi Olimpici di Londra con il celebre e attempato C.T. della Nazionale di calcio Vittorio Pozzo: «Una mattina non riuscivo a farmi la barba e mi procurai anche una ferita. Pozzo, entrato in quel momento, mi bloccò il sangue con l´allume di Gianni Rocca, il 400ista di riserva che mi sostituì in staffetta, e prese personalmente a radermi, portando a termine il compito meglio di un barbiere».

Per tanti anni si è distinto nel Consiglio Direttivo nazionale e come presidente della sezione di Catania «Francesco Fontanarosa» dell´Unvs. Grande amico di Edoardo Mangiarotti e del marciatore catanese Gianni Corsaro, più giovane di lui di due anni, con il quale s´incontrava quasi tutti i giorni in via Etnea. Con Gianni divise sia l´emozione della prima convocazione azzurra il 3 luglio 1948 a Firenze nell´incontro Italia-Svizzera che la partecipazione olimpica a Londra ed ebbe un dolore immenso quando morì nel 2006. Di Ottavio Missoni, stilista, ma prima ancora campione di atletica, diceva con dovizia di particolari: «C´era un´intesa perfetta tra noi. Io facevo il primo quarto e lui il secondo. Non era necessario che ci guardassimo, doveva solo allungare il braccio e al mio segnale, hop!, capiva che doveva correre a più non posso».

Provato negli ultimi anni dalla scomparsa della moglie Maria che adorava, aveva riversato ancor di più tutto il suo affetto ai figli e ai nipoti.

Ai figli Rosaria e Tuccio, il genero Ennio, la nuora Mimma, i nipoti, vanno, in questo momento di dolore, le condoglianze di tutta l´Unvs.


Michelangelo Granata