PAROLE SBAGLIATE - COMUNICAZIONE NON OSTILE

24-03-2020 17:36 -

PAROLE SBAGLIATE
Lo Sport, a differenza della “politica” attuale, sa ancora distinguere tra “nemico” e “rivale” come ce l’hanno spiegata gli antichi romani, i quali avevano due termini distinti: Hostis e Nemicus.
Il primo era la vera persona ostile, il vero nemico da combattere con ogni mezzo, mentre il secondo era l’avversario, una persona che magari in Politica la pensava diversamente, che nello Sport stava in un’altra squadra, ma con cui era sempre possibile discutere o bere "... un bicchiere di buon Falerno sotto una pergola ...".
Un nemico-rivale da rispettare come cosa sacra, perché senza di lui non era più possibile la discussione politica e la democrazia, la gara sportiva e le Olimpiadi.
Inoltre, più egli era bravo, più onorava la sfida, perché più bravi si doveva essere per riuscire a vincere.
Il rivale, insomma, altro non è che colui sa tirar fuori il meglio di noi stessi. Come non rispettarlo? Come non apprezzare chi ci fa dare il massimo di noi?
La "politica" sappia trarre beneficio da questi Valori dello Sport e recuperi l’alto significato della competizione, che i veri sportivi non hanno mai tradito.

Comunicazione Non Ostile
Assedio, attacco, contrattacco, difesa, cannonata, cannoniere, bombardiere, bomber, capitano, gregario, carica, combattimento, copertura, espugnare, imboscata, invasione di campo, offensiva, plotone, possesso, retroguardia, retrovie, scontro, trincea, resistenza, prevalenza territoriale, cambio di fronte, serrare i ranghi, organizzare le linee, lotta all’ultimo sangue…
Di cosa stiamo parlando? Sembrerebbe l'estratto di un diario di guerra o il taccuino di un reporter inviato al fronte. Invece no. Se considerate, uno per uno, questi termini e li collocate in una telecronaca o in un articolo che racconta un match domenicale, ciascuno di essi entrerà, con agio, nella normale narrazione di una partita di calcio.
La diffusione europea (e italiana) del calcio avvenne nei primi anni del Novecento, proprio quando il mondo intero era alle prese con un conflitto di atrocità inaudita. Qui, nel Vecchio Continente, inglesi e tedeschi si scannavano senza tregua nelle trincee e contemporaneamente (subito prima, subito dopo e perfino durante il conflitto) contribuivano e esportare e a diffondere regole e lessico del football.
Appare evidente, probabilmente per via di questo condizionamento all'origine, che il linguaggio, a cui ancora oggi facciamo riferimento per raccontare un match di calcio, sia militaresco e ideologico. In effetti, secondo molti autori (e anche protagonisti e appassionati), il calcio è senz'altro una rappresentazione metaforica della guerra.
Dobbiamo tenere sempre presente che le metafore non solo caratterizzano i nostri pensieri e il nostro modo di agire, ma anche la nostra vita di tutti i giorni.
Con queste premesse il concetto di conflitto, in un certo senso, può essere trasportato nello “scontro” che si verifica durante una partita.
In questo modo l'evento sportivo si identifica, in considerazione delle diverse analogie fra gioco e guerra, con l'andamento di una battaglia.
La terminologia militare risulta quindi essere un dato caratteristico di questo sport: nel calcio le squadre avversarie, guidate dai loro capitani, si trovano ad affrontarsi in una battaglia, si dispongono sul campo, formando delle file (linee di difesa e attacco) con l'obiettivo di sconfiggere il nemico, a volte si viene addirittura messi sotto assedio e per cavarsela si adottano diverse strategie e schemi d'azione, proprio come in guerra.
Se si considera il lessico contenuto in un articolo sul calcio, oppure una conversazione fra cronisti sportivi chiamati a raccontare una partita, si trovano centinaia di espressioni riconducibili al mondo militare o a un bollettino di guerra. Non sarà che, tutto questo, ci è un po' sfuggito di mano? Non sarà che l'abitudine a sentire continuamente un certo tipo di linguaggio possa arrivare a generare, nella mente folle di qualcuno, la perdita della dimensione metaforica, superando irrimediabilmente il confine con la realtà?
Fatti come quelli di Foggia, l'incredibile vendetta con il lancio di bombe carta da parte di alcuni pseudo-tifosi contro le auto di alcuni atleti ritenuti responsabili della sconfitta contro il Lecce nel campionato di calcio di serie B, devono far riflettere tutti, ma, questa volta, devono far riflettere anche coloro che il calcio lo raccontano.
Questo nostra società così pronta alla ricerca e al linciaggio del colpevole, così assuefatta a un linguaggio violento, militaresco, divisivo non ha, forse, bisogno di un'iniezione di moderazione, gentilezza, equilibrio, grazia?
Perché non iniziare dal modo in cui raccontiamo lo Sport?
E perché non iniziare proprio dal più planetario degli sport, il calcio?
Perché non capovolgerne la narrazione, a partire da un punto di vista linguistico? In fondo, potrà mai andare peggio?
Forse è una goccia nel mare, ma il tentativo di migliorare il mondo in cui viviamo è compito di tutti, nessuno escluso. A maggior ragione di chi, questo nostro mondo, è chiamato a raccontarlo.
La proposta è quella di rifarsi ai valori nobili dello Sport per evitare un linguaggio ostile nel tifo e nella comunicazione.
Regole da cui ripartire, Principi a cui ispirarsi per ristabilire un contatto diretto, sincero e fondato sui valori nobili dello Sport. Con l’obiettivo di evitare un linguaggio ostile nel tifo e nella comunicazione.
Non usiamo parole sbagliate… usiamo una comunicazione non ostile!
 Virtuale è reale
Sport è dare sempre il meglio di sé. Per questo sia in gara, sia nella vita e nel mondo virtuale, sosteniamo i valori della correttezza, della condivisione e del rispetto;
 Si è ciò che si comunica
Da atleta, da tifoso o da commentatore, dobbiamo sapere che tutti i nostri discorsi dicono chi siamo, e quanto crediamo nello Sport. Facciamo sì che siano forti, leali, onesti e gentili;
 Le parole danno forma al pensiero
Cerchiamo sempre parole giuste. Governiamo l’adrenalina e l’emozione con il rigore del nostro pensiero. Controlliamo i toni perché lo spirito sportivo vinca anche nella sconfitta;
 Prima di parlare bisogna ascoltare
Alleniamoci ad ascoltare. Ascoltiamo l’allenatore, l’arbitro, i compagni. Ascoltiamo le lodi, e ascoltiamo le critiche. Ascoltiamoci. Ascoltando diventiamo più forti e migliori;
 Le parole sono un ponte
Lo Sport è un linguaggio che tutti capiscono e il messaggio dello Sport è potente: facciamo sì che sia positivo, pieno di speranza. Che ispiri le Persone. Che le unisca;
 Le parole hanno conseguenze
Le nostre parole hanno peso e valore: possono influire su molte Persone rendendole peggiori o migliori. Dunque, anche in piena emozione agonistica parliamo con misura;
 Condividere è una responsabilità
Siamo responsabili dei contenuti che condividiamo. Esaltiamo la sapienza tecnica, la bellezza, l’armonia, le storie che rincuorano. Emarginiamo il tifo cieco, cattivo e ostile;
 Le Idee si possono discutere… le Persone si devono rispettare
Nello Sport non esistono nemici, ma solo avversari: li rispettiamo perché, senza di loro, non c’è gara. Rispettiamo regole, arbitri e giudici: sono i garanti della nostra passione;
 Gli insulti non sono argomenti
Ricordiamo che lo Sport è fair play… è gioco leale. L’agonismo è confronto positivo, mentre l’insulto è debole, vigliacco, incivile. Aggredire è il contrario di competere;
 Anche il silenzio comunica
Il silenzio vince: è concentrazione e autocontrollo. Evitiamo le parole vuote e inutili. Quelle violente non ci servono: sappiamo dimostrare la nostra forza e il nostro valore coi fatti.



Fonte: Il Delegato UNVS Romagna www.unvsromagna.it