GLI ATLETI

09-04-2020 16:55 -

Gli atleti, per quando grandi e fantastici siano, sono pur sempre uomini e donne.

Pertanto, sono soggetti, come il resto della umanità, alle passioni e alle emozioni che coinvolgono ciascuno di noi.
Hanno avvertito in maniera considerevole il contraccolpo psicologico del rinvio di tutte le attività sportive.
L’intervento di questa pandemia ha scombinato i loro progetti, i programmi di
allenamento e il raggiungimento degli obiettivi. La paura di essere colpiti da questo maledetto virus, gioca un ruolo importante nel superamento del momento difficile che essi stanno attraversando.
In che maniera riusciranno a superare questa assordante calamità? In primo luogo, è opportuno che essi si concentrino su quello che possono fare e non su quello che non riescono più a fare.

Questa semplice considerazione è fondamentale: sposta l’attenzione dal problema alla soluzione.
Infatti, fissare il proprio focus sul rinvio di tutte le attività sportive, non cambia per nulla la situazione, specialmente in coloro che non intravedono un grande futuro per via della età.

La domanda più proficua che possono farsi per aiutare se stessi a superare questa criticità, che spalanca le porte alla soluzione, è la seguente: cosa posso fare perché io riesca a riprendermi con una certa celerità? Le domande che ci facciamo hanno una importanza cruciale.

Vi sono domande che mettono a riposo il cervello, che non gli consentono di reagire. Vi sono poi altre domande, come quella citata in precedenza, che mettono invece in moto la mente, la quale, statene certi, offrirà una risposta coerente, precisa e puntuale.
Infatti, quando pensiamo in continuazione ad un problema, il cervello risponderà’ proponendo problemi. Quando invece pensiamo in termini di soluzioni, la mente produrrà soluzioni
.

Albert Einstein affermava che non si può risolvere un problema con la mentalità con cui lo si è creato. La soluzione passa dal prendere le distanze dal problema stesso. Ribadisco il concetto.
La nostra mente soffre di letteralismo: fa esattamente quello che gli chiediamo di fare. Voi le proponete problemi? ed essa risponderà con problemi. Se cercate soluzioni, essa vi accontenterà.

Naturalmente, esiste la paura di ammalarsi, di contrarre la malattia, che aggrava ancor più la situazione psicologica.
Ancora una volta, è utile affidarsi a quelle certezze in grado di risollevare il morale.

Per esempio, è opportuno mettere in atto tutte le misure di prevenzione. Bisogna considerare che gli atleti sono giovani, ben allenati, ben nutriti e seguitissimi dal punto di vista medico. Poiché il corona virus aggredisce soprattutto organismi già debilitati da antiche e serie malattie, e soprattutto non sembra colpire persone giovani, questo dovrebbe creare un poco di serenità in tutti coloro che l’hanno perduta. Avere fiducia in se stessi, buttare il cuore oltre l’ostacolo e imparare cose nuove da questa incredibile avvenimento, sono gli ingredienti per ripartire.

Se da ogni esperienza imparo qualcosa di nuovo, è valsa la pena di averla vissuta.

La convinzione più proficua che si possa adottare quando il vento della vita ti soffia contro, è pensare che si potrà trarre da qualsiasi calamità una lezione che consenta di ottenere risultati pario superiori alle stesse avversità. Ed è una convinzione vincente e rivoluzionaria.
Come sosteneva Lucio Anneo Seneca, non si può dirigere il vento ma si possono governare le vele.

Un’altra convinzione che è utile adottare, è che io e solo io sono responsabile dei miei comportamenti sportivi.
Qualsiasi cosa mi accade, sia essa negativa o sia essa positiva, l’ho provocata con il mio atteggiamento o con il solo pensiero, anche se le mie intenzioni erano positive. Il fatto di assumersi la responsabilità, significa che posso intraprendere nuove azioni per ottenere i risultati che intendo raggiungere. Quindi, posso cambiare il significato dell’evento e ribaltare la situazione a mio favore. Se invece addossiamo la responsabilità agli altri o agli eventi avversi, non potremo fare nulla per cambiare il risultato e non resterà che piangersi addosso.

Ma badate bene, queste semplici regole non valgono solo per i campioni. Essi come tutti, appartengono al genere umano, e sono preda come noi dell’entusiasmo, delle passioni, delle paure e delle incertezze.
Noi esattamente, come loro, dobbiamo imparare una dura lezione e trarre da essa elementi decisivi per riuscire nello sport, come, del resto, nella vita. L’eccellenza sportiva non si crea da un giorno all'altro. Occorrono anni di sacrifici, di preparazione tecnica, fisica e di preparazione mentale.
E questo senza distrarre mai, un solo minuto. l’attenzione dal risultato che vogliamo conseguire.

Il nostro cervello, come quello dei campioni, funziona alla stessa identica maniera. Sia che siate fuoriclasse sia che non lo siate, bisogna compiere gli stessi percorsi mentali. Ovvero, utilizzare in un certo modo i pensieri, che sono il linguaggio della mente, che ci consentono di conseguire l’eccellenza.

Per raggiungere un traguardo, bisogna prima pensarlo.
I grandi atleti sanno come utilizzare al meglio le risorse che sono dentro di loro. Se il potenziale è innato non è innata la voglia di allenarsi, la caparbietà nell'inseguire un obiettivo. In poche semplici parole, campioni si diventa nella stragrande maggioranza dei casi. Le potenzialità, per quanto grandi, non servono a nulla se non sono asservite al concetto di sacrificio. E qualsiasi uomo o donna è in grado di
compiere sacrifici impensabili
.
E' questo che ci rende tutti umani e più simili l’uno all'altro. E’ il massimo comune denominatore di tutti noi, campioni e non. Il fisico ha dei limiti. La mente ha potenzialità infinite.

Questa consapevolezza è la differenza che fa la differenza. E che cosa è una consapevolezza? È solo e semplicemente un pensiero. E tutti sanno pensare, nessuno escluso.


Dottor Nicola PECERE
Psicoterapeuta e Mental Coach Sportivo
Associato Sezione UNVS "Bassa Romagna"




Fonte: Il Delegato UNVS Romagna www.unvsromagna.it