"Non giudicare negativamente le nostre emozioni di ansia e paura"

25-04-2020 12:43 -






RISPOSTE INDIVIDUALI AL VIRUS E EMDR



Le reazioni comuni di questo complesso ed inedito periodo, visti da una psicoterapeuta: "È importante ascoltarsi, intercettare i vissuti negativi, in modo tale che questo periodo difficile che stiamo vivendo, possa essere un'opportunità per noi





Stiamo vivendo una situazione di emergenza dovuta alla pandemia del Covid-19, un evento che tocca le corde della nostra vulnerabilità e che mette a dura prova la nostra salute psicologica. Le nostre ansie e preoccupazioni aumentano con l'aggiornamento quotidiano dei dati sul contagio e la mortalità del virus. Il decreto del 9 marzo ha cambiato in maniera significativa le nostre abitudini quotidiane, ha stravolto la nostra normalità, restringendo al minimo i nostri spostamenti e le nostre attività al fine di arginare l'epidemia.

Le risposte individuali variano in base alle risorse e al contesto di ciascuno di noi. Una sensazione molto comune che si è avvertita all'inizio dell'espansione del virus è stata quella di incredulità; una mia paziente descrisse bene questo vissuto, dicendomi: “Emotivamente mi sembra di vivere in una bolla di sapone, come se tutto fosse irreale... come se stessi vivendo in un film”.
Questo rappresenta un meccanismo di autoprotezione, la negazione di un evento angosciante che si è attivato nel momento in cui abbiamo sentito che non era più qualcosa di lontano, dove ha avuto origine, ma molto vicino a noi. L'incertezza che caratterizza la situazione attuale è difficile da affrontare soprattutto per coloro che hanno un disturbo d'ansia preesistente, come l'ansia per la salute.
La nostra mente è geneticamente programmata a pensare in negativo, è un meccanismo legato alla sopravvivenza della specie; infatti, se gli uomini delle caverne non avessero pensato in negativo non ci sarebbe stata l'evoluzione della specie umana. In questo scenario, perciò è comprensibile che alcune persone facciano previsioni catastrofiche, immaginando gli scenari peggiori, ciò genera uno stato di ansia elevata, in quanto, per definizione, l'ansia è la percezione di una minaccia futura, possiamo immaginarla come lo stato emotivo che si prova se sei dentro ad una grotta e pensi che fuori ci sia un orso.

In questo caso, ci troviamo di fronte ad una minaccia invisibile che non possiamo vedere o toccare; ciò alimenta ancor di più le nostre ansie, per collegarci alla metafora di prima, viviamo costantemente come se da un momento all'altro, l'orso arrivi ad attaccarci; per tale motivo, è importante imparare a prendere il distacco da questi pensieri intrusivi negativi e pensare che la nostra mente sta svolgendo solamente il suo lavoro, per cui sarebbe più utile magari dirsi delle frasi come: “sto notando che la mia mente ancora una volta pensa che potrei morire o che potrebbe accadere qualcosa di brutto a me o ai miei cari…

Avere paura è normale, la paura è un emozione che ci sta informando che siamo di fronte ad un pericolo, è un emozione cosiddetta primaria, quella che nel corso dell'evoluzione, ci ha permesso di metterci in salvo dai pericoli, è dunque adattiva e funzionale per noi. Il problema è quando la paura e l'ansia diventano eccessive, generando attacchi di panico, ipocondria e comportamenti disfunzionali e dannosi come gli assalti ai supermercati per la paura di venire contagiati che di fatto, hanno aumentato la possibilità del contagio.

Un aspetto importante è non solo considerare normali le nostre emozioni di ansia e paura ma anche quello di non giudicarle negativamente, poiché è possibile che una persona di fronte alla sua reazione di paura, provi vergogna, dicendo a se stessa che deve essere forte, che non deve provare questa emozione o ancora pensare che dovrebbe reagire in maniera diversa, con più serenità, questo perché magari ha imparato nella sua storia di vita che esiste un solo modo di reagire oppure perché nessuno, nella sua infanzia, ha accolto le sue paure e fragilità quando ne aveva bisogno.
Il rischio è non mettersi in contatto con le proprie fragilità ma criticarsi, generando di conseguenza emozioni secondarie come rabbia verso se stessi o frustrazione.
Un'altra sensazione molto diffusa è la stanchezza, soprattutto in questo periodo, a seguito del prolungarsi delle misure restrittive, può essere capitato di sentirci più stanchi del solito, sembra un paradosso, più stiamo a casa più siamo stanchi; Perché allora? Semplicemente perché i pensieri e le preoccupazioni possono occupare la maggior parte del nostro cervello; possiamo paragonare la nostra mente in questi momenti ad un computer che per il 90% è impegnato da pensieri e ansie, ciò significa che dobbiamo continuare la nostra quotidianità con il restante 10%.

Altre reazioni comuni e normali sono ad esempio, la difficoltà ad addormentarsi, la difficoltà nella concentrazione, infatti, tutti dicono di prendersi del tempo per leggere ma molti non riescono a farlo, per il semplice fatto che abbiamo risorse limitate e come se il nostro sistema fosse impegnato nel fronteggiamento del pericolo in maniera massiva; È infatti, attivo il nostro sistema attacco-fuga dal pericolo. Un'altra reazione sul piano emotivo che si verifica è la sensazione di impotenza di fronte a questo evento; più a rischio di sperimentare questo vissuto, sono i medici o chi lavora nel mondo sanitario perché sentono la responsabilità del curare l'altro e molto spesso non hanno gli strumenti e il modo per curare questa patologia, per cui assistono a continui decessi; ciò può trasformarsi in una vera e propria esperienza traumatica o in un disturbo post traumatico da stress (PTSD). A tal proposito, per evitare ciò, diviene di fondamentale importanza elaborare gli eventi traumatici e integrarli in modo funzionale nella nostra psiche.

L'EMDR (Eye Movement Desensitization and Reprocessing) è una tecnica di psicoterapia che si occupa in modo particolare di rielaborazione degli eventi traumatici, attraverso l'utilizzo dei movimenti oculari o altra forma di stimolazione bilaterale. È un approccio ben integrabile nei contesti di emergenza come quello che stiamo vivendo. Il trauma psicologico può essere definito come una ferita dell'anima; ci troviamo di fronte infatti, ad un evento che ha interrotto il nostro senso di sicurezza. Il trauma riguarda chi direttamente subisce l'impatto del virus, i parenti e le persone care dei malati o dei defunti, i soccorritori, gli operatori sanitari esposti per lungo tempo al contatto diretto di sofferenze acute. Si basa sul presupposto che la nostra mente abbia una capacità innata di elaborare gli eventi negativi che ci accadono, quando però la persona vive un evento traumatico significativo, questo sistema di elaborazione può arrestarsi, lasciando l'esperienza traumatica non risolta che potrebbe congelarsi in una rete neuronale e lasciare grande sofferenza nella persona. Questa tecnica ci permette di elaborare l'esperienza traumatica sia con la “T” grande quindi lutti di persone care e famigliari, abusi, aborti ma anche con la “t” piccola come ricordi traumatici nella relazione.

È possibile che stare a casa, in questo momento possa riattivare dei vissuti o emozioni negative del passato, per questo è importante dare ascolto a queste sensazioni, non fare finta di nulla ovvero mettere la polvere sotto il tappeto. Ad esempio, al momento passiamo molto più tempo con il partner e magari una sua critica riguardo, a come abbiamo cucinato potrebbe attivare delle emozioni di rabbia verso di lui ma che in realtà sono emozioni di rabbia verso noi stessi, per aver deluso le aspettative dell'altro, in modo simile ci sentivamo nel rapporto con la figura materna, dove abbiamo imparato che sono io quella sbagliata. Per tale motivo, quando sperimentiamo delle emozioni negative dobbiamo domandarci quando mi sono sentito in modo simile?

È importante ascoltarsi, intercettare questi vissuti negativi, in modo tale che questo periodo difficile che stiamo vivendo, possa essere un'opportunità per noi, per prendere consapevolezza di sofferenze che ci portiamo dietro e che non abbiamo mai affrontato; è come se io decidessi di non prendere la mia valigia sul nastro in aeroporto, se non la prendo essa continuerà a girare su quel nastro, cosi come la mia sofferenza, se non decido di affrontarla rimarrà in circolo dentro di me, trasformandosi in un secondo momento, in sintomi corporei come mal di testa, gastrite o altri sintomi fisici; in sintesi, se non do voce al mio dolore attraverso la sua elaborazione, il corpo parlerà per me


CATERINA NAVARRA

Dott.ssa Psicologa Psicoterapeuta




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Fonte: UNVS La Spezia - La Spezia www.unvsliguria.it