RAPPORTO TRA ATLETI E STAFF TECNICO

10-05-2020 10:17 -

Uno degli aspetti più rilevanti del rapporto tra atleti ed allenatore è la gestione della comunicazione interpersonale.

A volte, si assiste a spettacoli indecorosi, in particolar modo durante quell'episodio critico che è la sostituzione.

È in un tale frangente che si scopre la maturità psicologica dei contendenti.

In alcuni momenti critici della gara, quando la prestazione atletica e psicologica è portata ai massimi livelli, l’avvicendamento di un atleta può scatenare passioni fino ad allora sopite.

Se da una parte “l’onta” di essere allontanato dall'agone sportivo può avere una connotazione meramente tecnica, in realtà, il gesto in questione è carico di significati psicologici, spesso reconditi.

L’atleta interpreta il fatto tecnico come un affronto alla propria persona, un vero e proprio attacco alla sua identità. Si sente sminuito nella sua autostima; ha la sensazione di essere un oggetto, che al momento opportuno può essere messo da parte. Colpevolizza l’allenatore, reo di non tenere in giusta considerazione tutti gli sforzi presenti e passati profusi per la squadra. Avverte una ingiustificata mancanza di rispetto nei suoi confronti, e questa sensazione ha come un logico effetto, a volte, una reazione “sopra le righe” nei confronti di tecnico. Il gesto non passa inosservato. Ha delle precise conseguenze. Rimane inciso indelebilmente nella mente degli addetti i lavori, che in futuro potrebbero ispirarsi ad esso, perpetuando così incomprensioni, che potrebbero sfociare in veri e propri attacchi verbali o fisici.

Ancora una volta, il buon senso ed un minimo di educazione sarebbero decisivi per raffreddare gli animi e sopire i conflitti.

Una buona parte della responsabilità, a mio avviso, è del trainer. Egli non deve comportarsi come un padre-padrone, ma deve coltivare quella sensibilità necessaria per non creare dissapori.

È necessario che l’allenatore abbia un ottimo dialogo con i suoi atleti. Deve spiegare loro la ratio di ogni suo intervento, evitando conflitti relazionali. Dovrebbe essere autorevole e non autoritario.

Dovrà inoltre rassicurare tutti i “ragazzi” che la sostituzione è solo un gesto tecnico-tattico. Un modo del tutto personale di interpretare la gara; che egli stima ed apprezza e rispetta l’identità di ciascuno, indipendentemente dal contributo fornito.

Parlo di responsabilità dell’allenatore, perché si presume che esso possieda una maturità psicologica migliore degli atleti e sappia, od almeno dovrebbe sapere, come svolgere anche il ruolo di educatore.

Da ciò deriva che la corretta comunicazione relazionale è un elemento imprescindibile del vivere lo sport con padronanza e maturità, in grado di favorire la nascita di quello spirito di gruppo necessario per ottenere i risultati prefissi.

Un altro importantissimo aspetto del rapporto atleti- allenatore, consiste nel saper elargire critiche e lodi, nella giusta misura e con i giusti tempi.

La critica ad esempio, non va mai fatta sulla identità della persona, ma solo ed esclusivamente sul comportamento. Come già riferito, anche i tempi sono fondamentali: per prima cosa va fatta la chiosa sul comportamento, e solo subito dopo bisogna lodare la identità dell’atleta.

In tal caso, si instaura una corretta e costruttiva comunicazione fra staff tecnico e i ragazzi, foriera di quella serenità necessaria per raggiungere gli obiettivi comuni.



Nicola Pecere
mental coach sportivo
associato della Sezione UNVS "Bassa Romagna"



Fonte: Addetto stampa Sezione UNVS Bassa Romagna www.unvsromagna.it