SPORT METAFORA DELLA VITA

10-05-2020 11:44 -


Il momento in cui un atleta decide di terminare la propria carriera sportiva, è un passaggio assai critico della sua esistenza. È tempo di bilanci, di consuntivi, per tirare le fila di una bellissima esperienza di vita.

Ma quale è il patrimonio esperienziale che l’atleta deve traghettare nella routine di ogni giorno?

Se non prosegue la pratica sportiva come tecnico, dovrà reinventarsi un ruolo sociale, che gli consenta di rendere meno traumatico questo delicato passaggio.

Quali sono le risorse che porta con sé l’atleta dilettante e come può applicare tutto quello che ha appreso, nella vita di tutti i giorni? Credo che la dote migliore che abbia acquisito e che potrà servire nel mondo là fuori, sia l’abitudine alla sofferenza. Egli ha imparato che qualsiasi risultato si ottiene con l’applicazione, l’intenso allenamento, la perseveranza e la pazienza. Sa benissimo che “nessun pasto è gratis” e quindi potrà affrontare le difficoltà della vita attingendo a questa straordinaria risorsa. Un’altra dote essenziale è il rispetto per i compagni, con cui ha condiviso le stesse difficoltà, le stesse gioie e le stesse emozioni. Rispetto che potrà essere traslato in famiglia, con gli amici , sul posto di lavoro o di studio. Tutti, nessuno escluso, siamo preda delle stesse passioni e paure.

La pazienza e la determinazione, poi, sono risorse fondamentali. Imparare a rinunciare alle piccole gratificazioni immediate, per puntare ad un premio più sostanzioso, gli consentirà di apprendere una dura lezione, che potrà essere utile in un futuro più o meno lontano. Spesso, infatti, quando i risultati non si concretizzano in un tempo ragionevole, può sentirsi spinto ad abbandonare l’attività agonistica. Il saper aspettare pazientemente e il darsi una certa disciplina caratteriale sono doti fondamentali da traslare nella vita.

Un’altra abilità che potrà essere assai utile, è l’aver appreso dai compagni modelli comunicazionali e comportamentali che saranno necessari per creare un clima sereno e positivo nel contesto sociale.

Imparare dai propri errori è una abilità che consente una forte crescita sportiva ed umana. Infatti, se da una esperienza si impara qualcosa di nuovo, vale la pena di averla vissuta, per quanto essa possa essere stata negativa. E quando un atleta impara ad utilizzare tutti gli imprevisti insiti nello sport , e soprattutto volgerli a proprio favore, avrà acquisito una maturità che solo pochi uomini posseggono, anche se si vive la vita agonistica come dilettanti.

Antony Robbins, infatti, che oggi viene considerato il più importante mental coach al mondo, sostiene che ciò che rende grande una persona sono i fallimenti.

Se questi ultimi verranno utilizzati come spinta propulsiva per raggiungere qualsiasi traguardo, si imparerà ad esercitare un controllo sulla propria esistenza. Qualcuno potrebbe obiettare che è impossibile controllare i vari aspetti della vita. Si sostiene che siamo preda della casualità più capricciosa.

Ebbene, è esattamente il contrario. Certo, non si può evitare che eventi negativi ed imprevisti si abbattano sulla vita delle persone. La vera a forza interiore degli esseri umani, siano essi campioni o dilettanti, sta nell'utilizzare tutto quello che la vita “propone” e volgerlo a loro favore. Questo è il solo patrimonio che conti. Una convinzione di questo tipo rende eccelso l’uomo, sia esso un campione o un dilettante.



Dottor Nicola Pecere
mental coach sportivo
associato della Sezione UNVS “Bassa Romagna”




Fonte: Addetto stampa Sezione UNVS Bassa Romagna www.unvsromagna.it