ETICA SPORTIVA: SENSO DI RESPONSABILITA´ E DOVERI FORMATIVI, CONCETTI VINCENTI AL CONVEGNO ´´GIUSTIZIA E SPORT´´ AL TRIBUNALE DI TORINO

23-04-2014 09:47 -

Se il convegno ´´Giustizia e Sport´´ all´Aula Magna del Palazzo di Giustizia di Torino si era posto come obiettivo degli organizzatori - Maged (Magistrati Avvocati Europee Giuriste Donne), in collaborazione con l´Assessorato allo Sport - di fornire scenari formativi completi per la pratica agonistica, il risultato e´ stato ampiamente ottenuto anche in vista del 2015, quando il capoluogo piemontese sara´ la Capitale Europea dello Sport.

Per un pubblico numeroso e attento, con larga rappresentanza femminile in ossequio alle quote rosa - fattore di indubbia crescita per una societa´ moderna - i relatori hanno sviluppato un percorso armonico per riaffermare l´indispensabile impegno, con elevato senso di responsabilita´, nei doveri di chi forma i giovani atleti.

´´Parametri di civilta´ sono i principi etici, che consentono la crescita individuale: sono le risposte trasparenti date ai ragazzi il dovere primario dei formatori nello sport´´: il messaggio d´avvio del presidente del Coni Giovanni Malago´, preceduto dai saluti dell´Assessore cittadino allo Sport Stefano Gallo, si e´ dipanato in interventi funzionali per chi si pone la splendida mission di atleta, tecnico o dirigente.

´´L´etica e´ ottimizzazione umana non solo in ambito militare: alla base ci dev´essere sempre un altissimo senso di responsabilita´: ha osservato il generale Paolo Ruggiero, neocomandante della Formazione e Scuola di Applicazione del capoluogo piemontese.

´´La natura imprevedibile dello sport non dev´essere deviata dal dilagante fenomeno del match fixing: il tema delle scommesse sportive risale al 1919 coi primi scandali nel baseball made in Usa. La legislazione europea e´ impegnata a fondo per reprimere una situazione che rappresenta un forte scenario operativo della criminalita´ internazionale: occorre un´attuazione immediata delle normative´´: ha spiegato Lorenzo Salazar, direttore Ufficio Affari Legislativi e Internazionali del Ministero della Giustizia.

Sul versante della lotta al ricorso a scorciatoie farmacologiche, consensi unanimi ha raccolto la maglia etica-antidoping nel ciclismo, ideata nel 2012 dall´Associazione Sapientiae Motusque di Sezze, e sviluppata con l´Unione Nazionale Veterani dello Sport, come simbolo e meccanismo di giustizia premiante, anziche´ sanzionatoria, che prevede, per i vincitori di tragusrdi volanti disseminati in gara, l´accettazione di sottoporsi a fine corsa a un test sanitario per affermare la propria estraneita´ all´uso di farmaci vietati: ´´E´ un´iniziativa di facile applicazione per riportare i corridori del Terzo Millennio a una dimensione dove non c´e´ ricerca insistita dell´impresa, dell´epica a ogni costo nel gesto atletico, incidendo in modo pericoloso sulle proprie risorse naturali, ma un sereno approccio, per se´ e le famiglie, a un periodo costruttivo della vita di ognuno´´ ha sottolineato Fabio Provera, rappresentante del progetto.

´´Il momento impone di ribadire saldamente il legame tra sport e legalita´: nei mass media ci sono evidenti responsabilita´ nell´esaltazione di successi agonistici ottenuti a ogni costo, messaggi negativi, deleteri in ogni senso´´: ha precisato Carlo Fucci, sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Santa Maria Capua a Vetere.

L´avvocato Marco Durante, presidente della Commissione Atleti del Coni, ha fornito un esempio illuminante per lo sport del presente e nel futuro con il golf, disciplina che non ha bisogno di arbitri, secondo regole codificate nel suo codice deontologico risalente al 1744: ´´Tutto e´ lasciato al rispetto tra gli avversari e da quasi tre secoli e´ la chiave di successo degli incontri sul green: un principio che tutto l´universo sportivo dovrebbe considerare con attenzione´´.

Nella delicata fase formativa dei piccoli si colloca l´analisi della psichiatra fiorentina Gemma Brandi: ´´Famiglie e tecnici sportivi devono avere ben presente il luminoso valore del limite dei ragazzi. Su questo ci lavorano per la crescita individuale all´interno della squadra che, come sistema organizzato da un allenatore responsabile e scrupoloso, si contrappone al branco in cui la sommatoria di tante debolezze, che si fanno forti in sistema tra loro, sfocia nel bullismo, fenomeno deteriore. Un team e´ espressione di un progetto di crescita, il cinismo del bullo e´ una, predeterminata, uscita dalle regole sociali, con annesse sanzioni, per sopraffare i compagni rispettosi, temuti, e disperderne energie che devono portarli invece alla maturazione della personalita´´´.

Molto accurati anche gli interventi del commercialista Enrico Vidali sulla normativa che regola le attivita´ delle societa´ sportive dilettantische, degli avvocati Antonella Forchino ed Enrico Marra, rispettivamente sugli ordinamenti sportivi, e sull´interpretazione delle delicate norme di collegamento tra giustizia sportiva e ordinaria in tema di reati colposi. Anche Luigi Chiappero, giurista di provata esperienza nel settore, ha evidenziato altre interferenze tra i due poli del diritto nel nostro ordinamento, soffermandosi sul caso di impiego di intercettazioni come decisivi elementi di prova di reati, giunte pero´ in ritardo e prescritti pertanto per la giustizia sportiva..

In ambito medico massima attenzione alla prevenzione dei traumi agonistici, col dottor Gian Luigi Canata, primario dell´ospedale Koelliker di Torino, e del cardiologo Ferdinando Varbella del nosocomio di Rivoli che ha affrontato il tema delle cause della morte improvvisa degli atleti e della relativa prevenzione.

Fernanda Cervetti, presidente di Maged, organizzatrice del convegno, ha inserito in conclusione la sua attenta disamina sui reati connessi con l´attivita´ sportiva e sulle responsabilita´ precise di famiglie, scuola e allenatori dei ragazzi: una panoramica precisa che impone un impegno responsabile stretto, completo a ogni livello.

La parola agli atleti

In seno all´appuntamento torinese si e´ rivelata particolarmente riuscita una staffetta etica tra Livio Berruti, leggendario oro dei 200 metri nell´atletica leggera alle Olimpiadi di Roma 1960, e Silvia Lambruschi, campionessa del mondo in carica nel pattinaggio artistico a rotelle, l´atleta italiana piu´ medagliata all time, da minorenne, di tutto lo sport nazionale.

´´Ho avuto la fortuna di iniziare a gareggiare in un Paese che usciva a pezzi dal secondo conflitto mondiale: c´era una solidarieta´ fortissima allora, un rispetto della fatica e dell´ applicazione costante che ora purtroppo si e´ persa. La famiglia era il primo giudice, severissimo, degli errori, dell´indisciplina di un giovane, a scuola come nello sport: il giudizio negativo era temutissimo e allora si dava il massimo in termini di rettitudine che formava il carattere. Il medico sportivo lo frequentavo solo se mi procuravo uno strappo muscolare e per la visita annuale di idoneita´. Sono un reperto di archeologia sportiva. Ora si vogliono realizzare i sogni, le ambizioni smodate di riscatto dei parenti e per arrivare al successo si e´ sleali innanzitutto con se´ stessi´´: ha spiegato lo sprinter torinese.

´´Sono appena approdata alla massima categoria del pattinaggio e nel frattempo ho preso il patentino per allenare le bambine che si avvicinano al mio sport - ha aggiunto Lambruschi, 20 anni, 55 in meno di Berruti - Mi sento di dire che chi si dopa non e´ un atleta, uno sportivo da considerare. Non e´ credibile. Mi sono subito inserita nel discorso maglia etica-antidoping come testimonial quando ho ricevuto la proposta. E´ un´idea valida, rassicurante. In una disciplina come la mia, che vive di puro volontariato, e´ giusto ricordare che funzionano sempre impegno e passione´´.

´´Ho giocato a calcio ai massimi livelli anche se non ero un campione da prima pagina - ha osservato Antonio Comi, ex-attaccante del Torino ora direttore generale della societa´ granata - Tutta l´abnegazione che ho messo e´ il frutto dell´educazione ricevuta da mia madre e della volonta´ di non deluderla´´.

Anche il rugby, mediante le parole del direttore tecnico del Cus Torino Regan Sue, e il Jiu Jitsu, arte marziale raccontata con puntiglio dall´allenatore Giuseppe Moriconi, hanno divulgato la loro nascita e i principi che li guidano attraverso ferree regole comportamentali, funzionali ad acquisire autocontrollo e a riabilitarsi.


Fonte: www.unvspiemontevalledaosta.it