Genova in convegno: “Hikikomori” disagio del nostro tempo

03-11-2025 09:53 -

La Sezione genovese “Emilio Lunghi”, in partnership con il Panathlon Club Genova 1952, presieduto da Claudio Alvisi e la sezione genovese dell’Associazione Nazionale Stelle al Merito Sportivo (presidente Franco Melis), ha organizzato ad ottobre, l’interessante convegno “Oltre la solitudine”, con l’intento di aprire una finestra sul complesso fenomeno dell’”Hikikomori”. Questo disagio, nato in Giappone negli anni ottanta del secolo scorso e subito diffusosi in tutto il mondo, specie nelle economie più floride e con più bassa natalità, porta adolescenti e ragazzi a isolarsi dal mondo e, talvolta, dagli affetti quotidiani, cercando rapporti e colloqui con l’esterno solo attraverso i social. Il relatore principale, dottor Marco Crepaldi, fondatore e presidente di Hikikomori Italia ha illustrato i segnali premonitori che non debbono essere sottovalutati, vedi il progressivo abbandono dello sport, della scuola, degli amici, della famiglia. Allarmanti sono i numeri: una ricerca del CNR coadiuvato dall’Istituto Superiore della Sanità stima fra i 50 e i 70 mila i ragazzi affetti dalla sindrome, cui debbono essere aggiunti i cosiddetti “Hikikomori 2” (cui fanno parte anche i Neet) che vengono stimati in circa 200 mila unità. Tutte queste persone, normalmente con alto quoziente intellettivo, ma timidi, fuggono da competizioni, da subire atti di bullismo e giudizi sociali. Lo sport deve essere parte vigilante; il messaggio che il convegno, attraverso gli interventi che si sono succeduti, invia ai dirigenti sportivi, agli allenatori, agli istruttori è di promuovere una sana competizione, non eccessiva vegliando su possibili derive di degenerazione. Si deve privilegiare uno sport utile che garantisca buona qualità di vita e non richiedere, a tutti i costi, la performance. La società dovrebbe riconoscere questo problema come sistemico, quale risultato di un malfunzionamento sociale generalizzato. La paura è che più ci si rinchiude in casa maggiore sarà la fatica per uscirne, per cui si corre il rischio di cronicizzazione della sindrome. Purtroppo la società considera queste persone come nullafacenti, o, peggio, solo internet-dipendenti. La verità, purtroppo, è diversa: le tecnologie sono pochi fili che permettono ai ragazzi hikikomori di avere rapporti con il mondo esterno. In passato non si disponeva di mezzi per cercare di affrontare queste situazioni, ora le famiglie si conoscono e cercano aiuti e contatti per far uscire i propri cari da questa situazione e riportarli a una nuova normale vita.