"nenad bjelica - l´ultimo degli zeman", in libreria

17-02-2015 11:37 -

Ultima "fatica" letteraria del validissimo giornalista/scrittore di cose sportive (calcio, in particolare), Armando Napoletano, grande amico dell´UNVS, che ha partecipato attivamente insieme ai Veterani, ai VVF (sia da Roma il Prof. F. Santangelo, Dirigente delle Attità Sportive VVF, sia dal Comando Provinciale), ed altri, all´organizzazione delle celebrazioni del 70° dello Scudetto vinto sul campo (Arena di Milano, 16 Luglio 1944) dalla squadra dei "mitici" VVF della Spezia, che, all´epoca, si imposero per 2 a 1 sul Grande Torino.
Suoi i numerosi articoli e libri, sull´evento e sulla squadra di calcio dello Spezia, e non solo.

Dalla settimana prossima in vendita il volume di Armando Napoletano per Edizioni Cinque Terre. "Se Zeman viene definito ancora oggi l´ultimo dei ribelli, Bjelica è l´ultimo degli Zeman".

"Alla Spezia mi sento io, sono nel posto giusto". L´ultimo degli Zeman ha visto la guerra, parla cinque lingue, non cerca la luce dei riflettori e allena lo Spezia Calcio. Esce lunedì 23 febbraio per Edizioni Cinque Terre "Nenad Bjelica - L´ultimo degli Zeman", scritto da Armando Napoletano, collaboratore de Il Secolo XIX, Tuttosport e Città della Spezia.
"Ho sempre voluto fare il calciatore, e per farlo ci vuole lavoro e pazienza nella vita", racconta l´uomo di Osijek nelle 93 pagine del volume che sarà venduto nelle librerie e nelle migliori edicole della città. Un viaggio con un pallone attaccato ai piedi, dall´asfalto di via Sjenjak alla maglia della squadra della propria città. Diventare grandi mentre la guerra bussa alla porta di casa e si corre dal campo di allenamento allo scantinato di casa finché le bombe smettono di cadere. Il destino che ti mette il talento nei piedi e papà Bozo - scomparso troppo presto - che ti insegna che chi rimane "nel cerchio di metà campo mentre gli altri fanno avanti e indietro" non andrà mai troppo lontano.

Per il centrocampista Bjelica è tutto un avanzare da quel momento, e lontano diventa la Spagna - "la voglia di attendere, il caso, il non mollare mai" - con Luisito Suarez, Gines Melendez e soprattutto Luis Aragones che lo fa giocare poco, ma da cui impara tanto: "Curava il giocatore, lo ascoltava. E si schierava sempre con lui, contro la società, sempre. Per qualunque cosa. In campo lo ricambiavi con il rendimento". Le scelte sbagliate di un giovane emigrante del pallone, la tribuna e la pubalgia. Niente è passato invano perché "ai miei ragazzi oggi dico che sbagliando si può imparare. Come loro, ho sbagliato io".
Anni del grande calcio sognato da bimbo, con il telefono per avere notizie da mamma Mirjana e dalla sorella Snjezana che lo vedono segnare al Barcellona in televisione. Con loro c´è la migliore amica di Snjezana, oggi la signora Bjelica. Nel 2000 il calcio porta dall´altra parte della cornetta, ancora a casa, ancora a Osijek. Trentacinque partite, 21 gol e il premio come giocatore croato dell´anno nel 2000.
Ma il viaggio non è finito, c´è la Germania con Andreas Brehme allenatore e tanti compagni con la "c" maiuscola che portano il nome di Klose, Djorkaeff e Basler. Eric Gerets, che sostituisce il mancino dell´Inter dei record in panchina, è la seconda folgorazione che spiega il Bjelica-pensiero odierno. Come Aragones, lo fa giocare poco. "Aveva portato metodologie soprattutto del calcio olandese, anche se lui era belga ed aveva giocato anche in Italia nel Milan. L´ho adorato per quello che faceva e per come lo trasmetteva ai giocatori, anche se lui non mi faceva giocare con continuità; non ho mai detto niente a Eric".

Prima della telefonata di Damir Miskovic e il Golfo dei Poeti c´è l´Austria, il Karnten sbattuto nella prima serie per giustificare la costruzione di uno stadio nuovo. "Dopo otto giornate avevamo un punto, i dirigenti del club si presentarono al campo di allenamento e mi chiesero se me la sentivo di prender la squadra in mano e fare allenatore giocatore. Io avevo già la licenza A, dissi sì". Inizia da lì la storia di Bjelica allenatore.
Il resto è storia recente, quella che viene scritta anche in questo istante. "Ricordo dopo la sconfitta contro il Modena, dove giocammo male. Qualche giocatore, quelli con maggiore personalità, provarono a far pesare ciò che era nell´aria, che io potessi andare a casa. Nel calcio devi evitare che un giocatore sia più forte di un allenatore, che sia più importante e che la sua parola pesi di più. É sempre il gruppo che conta, non il singolo".

Nel Paese delle sfumature da interpretare a seconda di convenienze e interlocutori, del politically correct snaturato in uno scudo per evitare di parlare degli argomenti che creano imbarazzo, Bjelica è un diverso anche quando prende in mano un microfono. "Se Zeman viene definito ancora oggi l´ultimo dei ribelli, Bjelica è l´ultimo degli Zeman", scrive Armando Napoletano. "Di quegli allenatori che escono dallo stereotipo di chi dice sempre le stesse cose, parla sempre con gli stessi gesti, spegnendo emozioni e sensazioni, decifrando perfettamente il linguaggio dei dottori del calcio, tutto uguale e criptato. Bjelica come Zeman, soprattutto in questo, porta qualcosa di nuovo".

Articolo di Andrea Bonatti

Vedere ai Links:

http://www.vigilfuoco.it/sitiSpeciali/viewPage.asp?s=2&p=6721

http://www.vigilfuoco.it/sitispeciali/viewPage.asp?s=2&p=27501

http://www.acspezia.com/

Fonte: UNVS La Spezia www.unvsliguria.it