l´impresa dei vigili del fuoco della spezia nel 1944 diventa una canzone

19-02-2015 10:15 -

Si intitola "Addio domeniche tranquille", a scriverla il milanese Martino Corti: "Me ne parlò il figlio di Facchetti, è una vicenda che mi ha subito emozionato. Anche in tempi durissimi, una passione riscalda i cuori".

Milanese doc, interista nel sangue, abita a qualche passo dall´Arena Civica e di mestiere fa il cantautore. E ha scritto una canzone dedicata all´impresa di quello Spezia in divisa da Vigile del Fuoco che sconfisse il Grande Torino nel 1944. Lui è Martino Corti, artista dell´etichetta "Cimice" che oggi gira l´Italia con un tour nei teatri che segue l´uscita del suo ultimo doppio intitolato C´era una svolta - Monologhi pop vol. 2.
Un giorno un artista come lui, e figlio di un grandissimo campione del passato, gli fa conoscere la "storia pazzesca" dei calciatori che si fecero pompieri, che schivarono le bombe, che percorsero l´Italia in un autobotte modificata e che scesero in campo con le maglie bianche bruciacchiate per battere forse la squadra più forte che il Vecchio Continente avesse mai conosciuto. Nasce così "Addio domeniche tranquille", in cui Corti immagina un nonno che racconta quell´impresa ai nipoti, come fecero sicuramente quei campioni riconosciuti solo tanti anni dopo, quando alcuni di loro non c´erano più.

Un milanese come viene a conoscenza della storia di quello Spezia arruolato nei Vigili del Fuoco per sfuggire alla leva?
"Me l´ha raccontata Gianfelice Facchetti, figlio dell´indimenticabile Giacinto, con me regista degli spettacoli di Monologhi pop. Sapendo quanto ami le storie e quanto mi piaccia raccontarle nei monologhi e nelle canzoni mi ha detto "Perché non scrivi una canzone su questa storia pazzesca?". Così è nata "Addio domeniche tranquille" in cui un nonno ci racconta quello che ha vissuto".

Cosa ti ha colpito di quella vicenda a lungo dimenticata, ma che probabilmente è una delle più belle pagine di sport e umanità che l´Italia abbia conosciuto nel Novecento?
"Innanzitutto il fatto che ai più sia sconosciuta. E´ una storia vera, che mi ha emozionato tantissimo: emoziona chi la scopre ascoltando la canzone e sono sicuro emozionerebbe tutti. Infine l´ennesima dimostrazione di come anche in tempi durissimi, in tempi di guerra, in tempi di fame, una passione sia capace di scaldare i cuori e ammorbidire atrocità".

Dopo la vittoria del piccolo Spezia sul grande Torino - suo malgrado diventato uno strumento di propaganda per il regime - la federazione di allora decise che quel torneo era da derubricare, di fatto fingendo a posteriori che non fosse mai successo. Alcuni degli atleti che formavano quello Spezia sono morti senza aver mai vista riconosciuta la propria impresa. Quella dei "dimenticati" è una tematica classica per il cantautorato italiano dopotutto.
"Beh, il riconoscimento è una parte importante ma chi ha compiuto un´impresa lo sa bene, con o senza riconoscimento. Credo che il fatto che prima o dopo qualcuno ne parli sia solo una conseguenza che a volte si realizza, molte altre volte no. Per parlare invece di noi poveri "dimenticati del cantautorato italiano", ti racconto un aneddoto che ben rappresenta il mio punto di vista. Nel 2010 ho accompagnato i Nomadi in tour aprendo i loro concerti in tutta Italia. Grazie a tantissimi racconti e testimonianze ho avuto il piacere di conoscere meglio il grande Augusto Daolio. Fra le tante cose che mi hanno colpito di lui, una frase su tutte mi ha emozionato: "Non scrivo, non dipingo, non canto per riempire un vuoto, ma per condividere un pieno". Io condivido il mio pieno senza sapere chi quando dove e perché lo conoscerà/riconoscerà".

Hai qualche rapporto con la città della Spezia, tu da milanese doc? Sai che c´è una targa all´Arena Civica che ricorda quell´impresa e il 2-1 al mitico Torino di Vittorio Pozzo?
"Nessuno. L´unico rapporto con la Spezia poteva nascere quando abbiamo proposto questa canzone allo Spezia Calcio, ma non faceva al caso loro. Credo che una bella storia debba essere raccontata a più persone possibili, anzi che si debba "lottare" per far conoscere queste storie, a prescindere da chi le racconti. Abito vicino all´Arena, ho anche giocato su quel campo vincendo una finale delle scuole di Milano ma non ero a conoscenza della targa. Domani andrò sicuramente ad emozionarmi e a renderle omaggio..."

Porti in giro per l´Italia un spettacolo a metà tra canzone e recitazione, sulla scia di quello che nell´immaginario di molti è lo stile tipico di un altro milanese, Giorgio Gaber. Perché questo nome "Monologhi Pop"?
"Se dici teatro-canzone i critici pensano "ecco un altro che porta in giro Gaber", i giovani "che due palle il teatro". Ho detto spesso che la cosa che più mi avvicina a Gaber è che faccio Giorgio di secondo nome. "Sulla scia di Gaber" però è una giusta definizione perché quello che proviamo a fare è partire dal bello che c´è stato per fare qualcosa di nuovo: scriviamo tutto, canzoni, monologhi e sketch. Per questo abbiamo cercato un nome nuovo. Credo che il mondo vada avanti e credo anche che sia un dovere, per rispetto soprattutto del pubblico, smettere di usare Gaber per girare i teatri d´Italia e finalmente portare in scena qualcosa di nuovo. Sono sicuro che a Gaber piacerebbero un sacco gli spettacoli di Monologhi pop! Certo, sono monologhi alternati canzoni ma sul palco, oltre a me e Luca Nobis (chitarrista eccezionale) c´è il Dj Producer Kustrell con il quale abbiamo unito elettronica e acustica. Sono spettacoli che hanno come filo conduttore l´ironia. Si ride, si piange, si va a fondo, si rimane in superficie. Dopo gli spettacoli qualcuno mi dice "sono morto dal ridere devi andare a Zelig!", altri mi abbracciano e dopo un respiro profondo con gli occhi ancora lucidi mi dicono "grazie".

Cosa significa fare il cantautore in Italia nel 2015, e perché abbiamo ancora bisogno di sentirci cantare delle storie secondo te?
"Perché la curiosità è una delle armi più efficaci che abbiamo a disposizione e le storie, il teatro, la musica, l´arte e la cultura in generale aiutano a svilupparla. Non so cosa significhi fare il cantautore nel 2015 ma posso condividere come ci si sente. Ci si sente come tutti quelli che credono fermamente in un progetto e lavorano tutti i giorni per farlo crescere convinti di farcela qui, in Italia. Ci si sente fieri del proprio lavoro nonostante i tantissimi ostacoli, primo fra tutti quello di far capire che questo è un lavoro. Fare quello che piace è sicuramente un grande privilegio ma quando non si raccolgono subito i frutti di questo lavoro ci vuole grande coraggio per continuare, soprattutto quando inizi ad avere 31 anni, tua moglie Camilla lavora con te perché ha fondato l´etichetta "Cimice" di cui sei diventato socio, insieme portate avanti questo progetto e tra poco passerete da "figli che hanno intrapreso una strada bellissima ma difficile" a genitori. Faremo del nostro meglio per essere una brava mamma e un bravo papà e non possiamo sapere come andrà. Di una cosa siamo certi: sarò un papà che racconta un sacco di storie e che sarà felicissimo di ascoltarne!"

Vedere al link:

Martino Corti, Addio domeniche tranquille.


https://www.youtube.com/watch?v=Kg1dNFt5YJo#t=43

https://www.youtube.com/watch?v=5CnMlUDv3B8&feature=youtu.be

Tutta la Storia dello Scudetto´44, vinto dai VVF della Spezia

http://www.vigilfuoco.it/sitiSpeciali/viewPage.asp?s=2&p=6721



Scritto da Andrea Bonatti, per cittadellaspezia.com



Questo il testo della canzone di Martino Corti

"Addio domeniche tranquille"


Tempi di guerra, tempi di fame
le lacrime del nonno non sono di dolore
ma di emozione per la storia che ci vuole raccontare
´43-´44 il calcio non era priorità
ma la passione scalda i cuori e ammorbidisce atrocità
non é cosa da poco
a causa della guerra
i giocatori dello Spezia fanno i Vigili del Fuoco
Comincia il campionato addio domeniche tranquille
mentre il nonno parla forte
la nonna dice shhh e bagna le sue piante
Vigili del Fuoco non certo per finta
partita la domenica, marcati dal dolore
e più di millesettecento gli interventi da effettuare
Trasferte con le bombe intanto a casa molti morti
di certo un altro peso gridare "siamo forti"
Non é cosa da poco
Qualcuna l´hanno persa
ma il pubblico a quei tempi non s´ incazzava per un gioco
Comincia il campionato addio domeniche tranquille
il nonno grida, grida forte
la nonna dice shhh e sforna le sue torte
Tempi di guerra, tempi di fame
si dormiva coi vestiti, più veloci per scappare
e si portavano cibarie per poterle barattare
Il campionato procedeva, con il Toro mai battuto
ma a La Spezia per il calcio nessuno era impaurito
non é cosa da poco
alle finali nazionali
da completi sfavoriti ecco i Vigili del Fuoco
Comincia il campionato addio domeniche tranquille
il nonno mima imprese tutto storto
la nonna rassegnata riascolta il suo racconto
Finali a Milano, lontano da casa
vicini all´impresa il poco spazio per sognare
é stato più forte del bisogno di tornare
Col Venezia fu un pareggio, con il Toro gran vittoria
questo è il gruppo che ha rischiato per entrare nella storia
Non è cosa da poco
´43- ´44 i campioni dell´ Italia sono i Vigili del Fuoco
Finito il campionato, ma niente ancora era tranquillo
il nonno beve per la gola secca
la nonna ci sorride e pulisce la sua bocca




Fonte: UNVS La Spezia www.unvsliguria.it