LA PARTITA SENZA PAREGGIO

08-06-2015 11:11 -

Partita e dipartita, interpretare la propria vita come un gara di 90' e dintorni. E poi quando la vita ti scappa, salutarla, come fosse il quarto tempo. Poi ancora mostrare pacatezza, una risposta a tutte le vanità del calcio. E' una storia comune, ma soprattutto una storia di calcio. Il 26 dicembre scorso un giovane allenatore, Vincenzo Cosco aveva scritto al mondo del pallone, come per fare un cross in area, stupendolo, in un mondo di gente che non sa quello che dice e non dice mai quello che sa. "Sono costretto a salutare il calcio e la Torres, ma spero che sia solo un arrivederci. La mia vita, alla vigilia del natale 2014, è cambiata in due ore, così come cambiò in un giorno di quel lontano 1996. Il cancro, sconfitto e annientato 18 anni fa, è tornato a invadere il mio corpo, in maniera più violenta. e, così, oggi per me inizia la "partita di ritorno" contro il male del secolo. All'andata, per dirla nel gergo calcistico, ho vinto, ho trionfato: combattei, anche grazie al supporto della mia famiglia e dei miei amici più stretti, come un leone indomito ed ebbi la meglio. Il cancro, oggi, ha fatto gol e io sono costretto ai tempi supplementari: una partita nella quale il pareggio non esiste". "Sono costretto a vincere - continuava la lettera di Cosco - devo farlo per tutta la mia famiglia, per mia moglie Silvana, per i miei piccoli, ma già maturi, figli, Gaia e Luigi, ma anche perché io ho sempre sostenuto che i sogni aiutano a vivere. Non posso far altro, dunque, oggi come non mai, che andare avanti sognando, per continuare a vivere e, quindi, restare vicino alla mia famiglia e ai miei cari, oltre che per riprendere quel sogno chiamato "calcio". Per far questo dovrò battere ancora una volta il cancro: la fede, così come 19 anni fa, sarà la mia guida, insieme con l'affetto della mia famiglia e dei miei amici più stretti". Battaglia dura, che purtroppo Vincenzo Cosco, uomo prima che tecnico, ha perso poche settimane fa. Una lettera che colpì e che oggi passa inosservata in un mondo di pirla, in un novero di servitori per l'asso baciato dalla fortuna e destinato a divertire: il pallone. Cosco, un molisano, non aveva vinto quasi nulla ed ha accettato la partita senza pareggio. In quel nugolo di pedate vogliamo ancora ricordarlo come hanno fatto sul terreno di gioco del campo sportivo di Santa Croce di Magliano vicino Campobasso, il paese dove il tecnico era nato. Tantissime le persone presenti per l'addio, l'amministrazione comunale ha proclamato il lutto cittadino. Uffici pubblici e scuole hanno osservato un minuto di silenzio, mentre i negozi hanno abbassato le saracinesche. Messaggi di cordoglio per lui.
Che non sia mai silenzio per personaggi così.

ARMANDO NAPOLETANO - Giornalista scrittore sportivo

Fonte: UNVS La Spezia www.unvsliguria.it