Il calcio è poesia - Pata dura

18-01-2016 10:42 -

Almeno lì, su quell’erba o pestando quell’asfalto, non riusciva a far miracoli. Era solo un futuro Papa scarso nel giuoco del calcio, con la palla tra le mani e con i piedi. Jorge Mario Bergoglio, futuro Papa Francesco, quando era bambino giocava a pallone, amava il San Lorenzo, e non era molto forte, bontà sua. E´ la confidenza che fa lui stesso al giornale olandese di strada ´Straatnieuws´, un quotidiano dei senzatetto di Utrecht, dove all’ombra della torre del Duomo, molti hanno visto nascere Marco Van Basten, non poca cosa, poesia di un calcio che parlava di tulipani olandesi.. "A Buenos Aires - racconta il pontefice nell´intervista rilanciata da Radio Vaticana - a quelli che giocavano il calcio come me, li chiamavano ´pata dura´. Che vuol dire avere due gambe sinistre. Ma giocavo, facevo il portiere tante volte". Ma che cosa voleva fare quando aveva 4 anni il futuro Papa Francesco? alla domanda Bergoglio risponde: "ll macellaio”. Lasciando stare un pallone troppo grande per lui. Il Divino pallone non faceva al caso di un uomo buono. Heiddegegr si dice fosse una raffinata ala sinistra da ragazzino; Camus come Giovanni Paolo Secondo giocavano invece in porta, Jacqus Derridda un altrettanto bravo centravanti. Sartre si limitava a dire che il calcio era una metafora della vita, senza averlo giocato. Tutti questi personaggi nella loro avventura terrena, hanno avuto l’idea e la pretesa di controllare la vita, avendo oggettivamente fatto fatica a controllare un pallone. Cosa che, paradosso, riuscì a fare uno come Garrincha, che a mala pena sapeva leggere e scrivere.


ARMANDO NAPOLETANO


Fonte: UNVS La Spezia www.unvsliguria.it