VITTORIA E SCONFITTA

28-05-2020 17:30 -


Sappiamo quanto importante siano nel mondo dei” grandi” la vittoria e la sconfitta. Questi due risultati sono strettamente legati, in un indissolubile binomio, dal dio denaro
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Ma cosa succede nel mondo dei bambini, che praticano con entusiasmo una disciplina sportiva?

Nel mondo dei piccoli il denaro è qualcosa di alieno. Non viene usato per dare valore alle prestazioni dei singoli. Essi interpretano lo Sport senza riserve. Non hanno la mente rivolta al profitto, come invece succede nel mondo dei grandi. Anzi, sperimentano tutto il piacere di impegnarsi in una disciplina sportiva, per puro divertimento.

Siamo noi adulti ad “insegnare” loro l’importanza della vittoria e della sconfitta. Ad associare ad essi significati che corrompono gli animi umani.

Tra gli atleti adulti non esistono più le cosiddette “bandiere”, uomini in grado di rinunciare al profitto, pur di condividere con i propri compagni le gioie di una prestazione sportiva. Non esiste più il divertimento. Tutto è divenuto assai, troppo serio, per poterci giocare come fanno i bimbi.

Noi adulti abbiamo perduto il senso del divertimento… il senso della spensieratezza.

Ecco cosa siamo capaci di fare da grandi. Distruggiamo i loro sogni. Instilliamo in essi la esaltazione patologica della vittoria e la grande amarezza della sconfitta. Non è questione di vita o di morte.

Lo sport non è altro che un aspetto della esistenza, in cui bisogna insegnare a non illudersi per una vittoria eclatante e a non avvilirsi per una cocente sconfitta. Questi due stati d’animo, come sostenevo prima, sono solo illusioni. Non esistono nella realtà del neonato. Non sono doti genetiche, ad esempio.

Impariamo col tempo a renderci infelici. Il fascino della vita non va valutato dai risultati conseguiti. Questa è una scelta miope. Il gusto della vista sta tutta nella qualità del viaggio che si compie lungo il decorso. Le vittorie e le sconfitte, non sono altro che incidenti di percorso della esistenza, su cui non vale pena soffermarsi più di tanto. Bisogna riprendere il viaggio.

È necessario far apprendere ai ragazzini “la grande bellezza “del divertimento, della gioia di condividere le proprie passioni, i propri dubbi e i sacrifici. Se il senso spiccato del divertimento, una volta acquisito, verrà traslato nella loro futura attività lavorativa, il lavoro acquisirà una valenza in grado di rendere la vita di ciascuno assai sopportabile. Se esso diverrà patrimonio dei piccoli atleti, consentirà all’adulto di possedere quella apertura mentale e quella elasticità caratteriale necessarie per affrontare le vicissitudini della esistenza.

Ciascun bambino, quando scende in campo, è mosso dallo stesso entusiasmo, al di là dei risultati ottenuti. I compagni non devono essere visti con invidia o astio, ma vanno seguiti con ammirazione, per apprendere da loro quelle caratteristiche tecniche e caratteriali, che potranno fare in futuro la differenza tra un atleta professionista e un grande campione.
O meglio: “tra un grande uomo o un piccolo uomo”.

È a quella tenera età che si gettano i semi che porteranno i bimbi a traguardi diversi. La diversità non sta nell'essere uomini o bimbi. Tutti siamo accomunati dalla costanza, dalla sofferenza, rinuncia e passione. La diversità è utile per apprendere doti nuove, sia umane che tecniche.

È questo il bagaglio più rigoglioso per consentire loro di vivere una vita come è giusto che vada vissuta.
Tutti i bambini hanno questo grande diritto.



Dottor Nicola Pecere
mental coach
associato Sezione UNVS “Bassa Romagna”




Fonte: Addetto stampa Sezione UNVS Bassa Romagna www.unvsromagna.it