Un anno senza Luciano Cerrato ambasciatore del ciclismo astigiano nel mondo
13-05-2025 16:40 - Primo Piano
A distanza di oltre un anno dalla sua morte (avvenuta il 4 febbraio 2024), è ancora assai vivo in tutto l’Astigiano il ricordo di Luciano Cerrato, personaggio vulcanico e infaticabile che ha lasciato un segno profondo nel tessuto sociale e sportivo della sua amata città, di cui era uno dei rappresentanti più popolari e benvoluti.
Con la sua scomparsa il ciclismo astigiano ha perso il proprio ambasciatore nel mondo. La sua passione per la bici aveva radici lontane ed era stata alimentata nientemeno che dal “Diavolo Rosso” Giovanni Gerbi, che nei primi anni Cinquanta del secolo scorso andava spesso a trovare nella sua officina di via Cavour e lo affascinava con il racconto delle sue mirabolanti imprese.
Qualche anno Luciano dopo era diventato Presidente della Polisportiva Libertas e poi dirigente del Cavallino Rosso e della Barbero di Canale, due squadre molto forti che in quegli anni dominavano la scena ciclistica piemontese.
Poi per qualche tempo si era allontanato dall’ambiente della bici, per occuparsi di calcio e del Palio di Asti. “Nel '67 – raccontava a proposito di quest’altra sua passione - sono stato tra i fondatori del Borgo San Lazzaro, il mio rione, che tuttora detiene il record di vittorie nella kermesse di piazza Alfieri. Nel 2008 sono stato premiato come "Borghigiano dell'anno" dal fantino vincitore di quella edizione, Giuseppe Zedde detto Gingillo”.
Ma il ciclismo gli era rimasto nel sangue e dopo essere rimasto per parecchi anni fuori dall’ambiente della bici, nel 1992, casualmente, ebbe occasione di seguire la Coppa Città di Asti, all’epoca riservata alla categoria Juniores. “Quel giorno – confessava - ho deciso che quella corsa sarebbe diventata una classica degli Under 23 tra le più ambite d'Europa e senza presunzione, grazie soprattutto ai numerosi sponsor che mi hanno affiancato nel corso degli anni, credo di esserci riuscito”.
In breve, con Luciano sul ponte di comando, la Coppa Città di Asti diventò una gara internazionale che aveva ben poco da invidiare alle corse professionistiche più blasonate. Per una quindicina di anni, dal 1993 al 2007, gareggiarono ad Asti i migliori talenti di tutto il mondo: da Ivan Basso, poi vincitore di due Giri d’Italia, all’ucraino Yaroslav Popovich, da Damiano Cunego, maglia rosa nel 2004, al pluricampione del mondo tedesco Tony Martin. Va inoltre riconosciuto a Luciano Cerrato gran parte del merito se nel 2003, dopo la bellezza di quarant’anni, il Giro d’Italia tornò a fare tappa ad Asti, con quel volatone in via Torchio dominato da Alessandro Petacchi.
Per la sua lunga attività a favore dello sport Cerrato aveva ricevuto molti significativi i riconoscimenti. Nel 2008 era stato insignito dell'Ordine di San Secondo, l'onorificenza più importante conferita dal comune di Asti, insieme a Paolo Conte e Bruno Gambarotta. E in quello stesso anno aveva avuto la grande soddisfazione di essere chiamato a far parte del Comitato organizzatore dei Campionati del mondo di ciclismo di Varese, come addetto alle partenze e agli arrivi. Nel 2023, infine, il Consiglio Direttivo dell’UNVS (Unione Nazionale Veterani dello Sport), su segnalazione del delegato regionale Giorgio Bassignana, gli aveva assegnato il distintivo d’argento e il diploma d’onore ‘per aver dedicato una vita allo sport ed in particolare come organizzatore di corse ciclistiche di livello mondiale’.
Con la sua scomparsa il ciclismo astigiano ha perso il proprio ambasciatore nel mondo. La sua passione per la bici aveva radici lontane ed era stata alimentata nientemeno che dal “Diavolo Rosso” Giovanni Gerbi, che nei primi anni Cinquanta del secolo scorso andava spesso a trovare nella sua officina di via Cavour e lo affascinava con il racconto delle sue mirabolanti imprese.
Qualche anno Luciano dopo era diventato Presidente della Polisportiva Libertas e poi dirigente del Cavallino Rosso e della Barbero di Canale, due squadre molto forti che in quegli anni dominavano la scena ciclistica piemontese.
Poi per qualche tempo si era allontanato dall’ambiente della bici, per occuparsi di calcio e del Palio di Asti. “Nel '67 – raccontava a proposito di quest’altra sua passione - sono stato tra i fondatori del Borgo San Lazzaro, il mio rione, che tuttora detiene il record di vittorie nella kermesse di piazza Alfieri. Nel 2008 sono stato premiato come "Borghigiano dell'anno" dal fantino vincitore di quella edizione, Giuseppe Zedde detto Gingillo”.
Ma il ciclismo gli era rimasto nel sangue e dopo essere rimasto per parecchi anni fuori dall’ambiente della bici, nel 1992, casualmente, ebbe occasione di seguire la Coppa Città di Asti, all’epoca riservata alla categoria Juniores. “Quel giorno – confessava - ho deciso che quella corsa sarebbe diventata una classica degli Under 23 tra le più ambite d'Europa e senza presunzione, grazie soprattutto ai numerosi sponsor che mi hanno affiancato nel corso degli anni, credo di esserci riuscito”.
In breve, con Luciano sul ponte di comando, la Coppa Città di Asti diventò una gara internazionale che aveva ben poco da invidiare alle corse professionistiche più blasonate. Per una quindicina di anni, dal 1993 al 2007, gareggiarono ad Asti i migliori talenti di tutto il mondo: da Ivan Basso, poi vincitore di due Giri d’Italia, all’ucraino Yaroslav Popovich, da Damiano Cunego, maglia rosa nel 2004, al pluricampione del mondo tedesco Tony Martin. Va inoltre riconosciuto a Luciano Cerrato gran parte del merito se nel 2003, dopo la bellezza di quarant’anni, il Giro d’Italia tornò a fare tappa ad Asti, con quel volatone in via Torchio dominato da Alessandro Petacchi.
Per la sua lunga attività a favore dello sport Cerrato aveva ricevuto molti significativi i riconoscimenti. Nel 2008 era stato insignito dell'Ordine di San Secondo, l'onorificenza più importante conferita dal comune di Asti, insieme a Paolo Conte e Bruno Gambarotta. E in quello stesso anno aveva avuto la grande soddisfazione di essere chiamato a far parte del Comitato organizzatore dei Campionati del mondo di ciclismo di Varese, come addetto alle partenze e agli arrivi. Nel 2023, infine, il Consiglio Direttivo dell’UNVS (Unione Nazionale Veterani dello Sport), su segnalazione del delegato regionale Giorgio Bassignana, gli aveva assegnato il distintivo d’argento e il diploma d’onore ‘per aver dedicato una vita allo sport ed in particolare come organizzatore di corse ciclistiche di livello mondiale’.
Franco Bocca